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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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Riorganizzata su queste basi, la nuova società avrebbe dovuto “fare affidamento su se stessa<br />

per la produzione di alimenti e di molte, se non <strong>de</strong>lla maggior parte, <strong>de</strong>lle materie prime; [avrebbe<br />

dovuto] trovare la maniera migliore per combinare l’agricoltura con l’industria: il lavoro <strong>de</strong>i campi con<br />

un’industria <strong>de</strong>centrata; e [avrebbe dovuto] provve<strong>de</strong>re all’”istruzione integrata”, (…) insegnando sia la<br />

scienza sia l’abilità manuale sin dalla prima infanzia” (KROPOTKIN, 1975:35).<br />

Nel capitolo Le possibilità <strong>de</strong>ll’agricoltura, nell’originale i capitoli 3, 4 e 5, partendo dalle<br />

difficoltà <strong>de</strong>l commercio estero di quel momento, KROPOTKIN ripren<strong>de</strong> la tesi <strong>de</strong>lla ricerca<br />

<strong>de</strong>ll’autosufficienza e afferma che l’unica via di uscita di quella situazione di crisi sarebbe stata<br />

quella di produrre cibo in patria e cioè di contare su produttori e consumatori interni, affermando<br />

ancora una volta che quanto prima le nazioni si <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ssero a compiere questo passo, tanto<br />

migliori sarebbero stati i risultati ottenuti. Rispon<strong>de</strong>ndo ai difensori <strong>de</strong>lla produzione specializzata<br />

e <strong>de</strong>l libero scambio, l’anarchico offre una serie di esempi <strong>de</strong>stinati a confermare la sua tesi e<br />

conclu<strong>de</strong> che le nazioni erano già, se lo volevano, in grado di produrre per l’autoconsumo,<br />

consi<strong>de</strong>rando che se ciò non avveniva ancora era perché era in corso un processo di diminuzione<br />

o di sostituzione <strong>de</strong>lla produzione agricola in tutti i settori460. Trattando poi <strong>de</strong>l problema <strong>de</strong>lla concorrenza americana e <strong>de</strong>i suoi effetti sull’agricoltura<br />

europea alla fine <strong>de</strong>ll’Ottocento, ritiene che l’unica possibilità di superare tale crisi era attraverso lo<br />

sfruttamento <strong>de</strong>l suolo per ricavarne la massima produttività. Analizzando il caso di Gran<br />

Bretagna, Francia, Belgio e Germania, afferma che la Gran Bretagna era stata l’unico paese a non<br />

cambiare strategia e a non aver fatto niente per cambiare la ten<strong>de</strong>nza in corso di diminuzione <strong>de</strong>lle<br />

aree coltivate a cereale e di predominio <strong>de</strong>l pascolo sulle altre colture. Le cause di questo processo<br />

da lui elencate sono di una tale attualità che vale la pena di ripeterle qui: la “concentrazione <strong>de</strong>lla<br />

proprietà terriera nelle mani di grandi proprietari; gli alti profitti ottenuti prece<strong>de</strong>ntemente; lo sviluppo<br />

di una classe, tanto di proprietari quanto di contadini, che conta[vano] principalmente su altri redditi<br />

che quelli <strong>de</strong>rivanti dalla terra (…); il rapido sviluppo <strong>de</strong>lle riserve di selvaggina per [usi] sportivi (…);<br />

l’assenza di uomini d’iniziativa (…); la mancata aspirazione a conquistare la necessaria preparazione, e<br />

l’assenza di istituzioni che potrebbero diffon<strong>de</strong>re un’ampia preparazione agricola pratica e introdurre<br />

sementi e pianticelle perfezionate (…); l’avversione per quello spirito di cooperazione agricola a cui i<br />

contadini danesi [dovevano] i loro successi, e così via: tutto ciò [sbarrava] la strada all’inevitabile<br />

trasformazione <strong>de</strong>i metodi di coltivazione” (KROPOTKIN, 1975:69). Gli altri paesi, invece, erano<br />

riusciti a dare un nuovo impulso all’agricoltura intensiva senza che per questo dovessero<br />

aumentare i dazi d’importazione. Sempre rispetto all’agricoltura americana, l’autore sottolinea che<br />

la sua vera forza non stava nelle grandi fattorie ma in un insieme di fatti convergenti, quali la<br />

proprietà <strong>de</strong>lla terra, un sistema di coltivazione appropriato alla realtà locale, uno spirito di<br />

associazione diffuso tra gli agricoltori e l’esistenza di una serie di istituzioni e usi <strong>de</strong>stinati a<br />

valorizzare sia l’agricoltura che l’agricoltore.<br />

Trattando poi <strong>de</strong>l rapporto ettari coltivati/popolazione per i quattro paesi in questione, fa<br />

notare che un paese cui l’agricoltura venisse fatta senza criteri non sarebbe mai riuscito a sfamare<br />

460 KROPOTKIN afferma che nel caso inglese ciò che si verificava era la diminuzione <strong>de</strong>ll’area coltivata e<br />

non la sostituzione <strong>de</strong>lle colture come spesso si affermava. Richiama l’attenzione sull’aumento <strong>de</strong>ll’area<br />

coltivata con cereali, ma afferma che ciò nonostante essa era ancora inferiore rispetto ai livelli raggiunti<br />

un quarto di secolo prima (egli scrive nel 1898 e si riferisce ai dati <strong>de</strong>i raccolti <strong>de</strong>l 1874 e 1885).<br />

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