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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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un padrone o a un intermediario. La piccola officina era di solito condotta da un padrone che<br />

impiegava da tre a dieci lavoratori salariati e che ven<strong>de</strong>va la produzione a un imprenditore o a un<br />

commerciante più grosso. Infine la gran<strong>de</strong> fabbrica, per la quale l’autore cita il caso <strong>de</strong>ll’industria<br />

<strong>de</strong>ll’abbigliamento dove le lavoratrici pagavano per l’uso <strong>de</strong>l macchinario e ricevevano in ragione<br />

<strong>de</strong>lla quantità di capi prodotti465. KROPOTKIN tratta in seguito <strong>de</strong>lle difficoltà a cui erano sottoposte le piccole attività<br />

artigianali, principalmente legate alla commercializzazione <strong>de</strong>lla produzione – fatta eccezione per<br />

alcune attività connesse all’agricoltura – nonché alla precarietà <strong>de</strong>l lavoro svolto soprattutto<br />

riguardo alle giornate di lavoro. Esamina la crisi vissuta dalla piccola produzione industriale che, a<br />

suo avviso, più che alla totale scomparsa di alcuni settori, avrebbe portato alla loro trasformazione<br />

verso attività propriamente industriali. Sottolinea, però, che, nonostante i vantaggi presentati dalla<br />

gran<strong>de</strong> industria rispetto soprattutto alla vendita <strong>de</strong>lla produzione e all’acquisto di materie prime a<br />

prezzi più competitivi, tale trasformazione avveniva a un ritmo molto più lento rispetto a quello<br />

proclamato dai teorici. Per illustrare la sua affermazione e basandosi sui dati statistici raccolti<br />

dall’Ispettorato <strong>de</strong>lle Fabbriche in Gran Bretagna, KROPOTKIN fa notare come accanto alle<br />

grandi fabbriche esistessero ancora innumerevoli piccole industrie e officine sia perché in grado di<br />

adattarsi più facilmente ai diversi cambiamenti richiesti dal mercato, sia perché fornitrici di materie<br />

prime fondamentali alla gran<strong>de</strong> industria, sia ancora perché si trattava di un settore non abbastanza<br />

redditizio per servire da stimolo alla sua trasformazione in gran<strong>de</strong> industria oppure perché era un<br />

nuovo settore la cui non conoscenza in profondità impediva il rischio <strong>de</strong>lla produzione in gran<strong>de</strong><br />

scala.<br />

L’autore conclu<strong>de</strong>, dunque, che, lungi dal manifestare la ten<strong>de</strong>nza a scomparire, le piccole<br />

industrie continuavano a svilupparsi. Inoltre, sempre che la piccola attività industriale riuscisse a<br />

superare le difficoltà di acquisto <strong>de</strong>lle materie prime e soprattutto di vendita <strong>de</strong>lla produzione a<br />

prezzi competitivi – anche facendo ricorso all’associazione quando essa fosse permessa – essa<br />

ten<strong>de</strong>va a rimanere piccola. A questo si dovevano aggiungere le attività <strong>de</strong>lla piccola industria<br />

condotta dai contadini in parallelo con l’attività agricola e sulla quale KROPOTKIN insiste nel<br />

sottolineare tutti i vantaggi sia dal punto di vista <strong>de</strong>ll’integrazione <strong>de</strong>l lavoro che da quello <strong>de</strong>llo<br />

sviluppo integrale <strong>de</strong>i lavoratori. Nelle sue parole, la “disseminazione <strong>de</strong>lle industrie per tutto il paese<br />

– in modo da portare la fabbrica tra i campi, da apportare all’agricoltura tutti quei benefici che essa<br />

[traeva] sempre dalla combinazione con l’industria (…) e da provocare una combinazione <strong>de</strong>l lavoro<br />

industriale col lavoro agricolo – [era] certamente il primo passo da compiere, non appena si [fosse] resa<br />

possibile una riorganizzazione <strong>de</strong>lle nostre condizioni attuali. (…) Questo passo lo [imponeva] proprio<br />

la necessità di produrre per i produttori stessi; lo [imponeva] la necessità, per ogni uomo e per ogni<br />

donna sana, di passare parte <strong>de</strong>lla vita nel lavoro manuale all’aria aperta; e [sarebbe diventato] ancora<br />

più necessario quando i grandi sommovimenti sociali (…) [sarebbero venuti] a disturbare l’attuale<br />

scambio internazionale, e [avrebbero spinto] ogni nazione a fare ricorso alle proprie risorse per<br />

mantenersi. (…)<br />

465 Le suddivisioni effettuate da KROPOTKIN non coincidono completamente con quelle utilizzate<br />

dall’Ispettorato <strong>de</strong>lle Fabbriche inglese che consi<strong>de</strong>rava “come officina ogni stabilimento industriale privo<br />

di energia motrice meccanica, e come fabbrica ogni stabilimento provvisto di energia a vapore, gas, idrica<br />

o elettrica” (KROPOTKIN, 1975:148).<br />

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