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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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agricoli o anche non sufficientemente operosi. Il risultato immediato (…) fu che alcuni<br />

contadini preferirono abbandonare subito la collettività, insediandosi come coloni<br />

indipen<strong>de</strong>nti su terreno proprio; altri restarono. Dei rimasti i più spronarono implicitamente o<br />

esplicitamente i compagni ad una maggiore efficienza. «Di qui nacque il singolare fenomeno<br />

che in quella comunità anarchica ognuno sentì su di sé il controllo <strong>de</strong>l compagno, un<br />

controllo, sebbene tacito e mascherato, molto più pesante e insopportabile di quello<br />

<strong>de</strong>ll’imprenditore di un’officina europea» 138 .<br />

I contadini parmensi, uniti da una specie di i<strong>de</strong>ntità di interessi, formavano qualcosa di<br />

simile a un partito, rafforzato da alcuni coloni più operosi, da altri legati ad essi da un vincolo<br />

di amicizia o di parentela recentemente contratta. Questo partito o gruppo entrò in conflitto<br />

«coi meno operosi, […] i più incapaci a sostenere il lavoro manuale, i più <strong>de</strong>boli, con un<br />

gruppo di nuovi arrivati e – aggiungeva il Rossi – con me, poiché non consentivo con loro e<br />

non provavo alcun <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di diventare il “Boulanger” di Cecilia».<br />

Anarchia era ormai divenuta una vuota parola ed il soggiorno a Cecilia andava mutando<br />

(…). Tuttavia, pur essendo i coloni stanchi <strong>de</strong>lla vita materiale condotta, logorati dalla miseria,<br />

non più sorretti dal primitivo entusiasmo che aveva consentito loro di reggere tutte le<br />

prece<strong>de</strong>nti difficoltà, «ci si vergognava di provocare lo scioglimento su questa base».<br />

Venne infine colto il pretesto, banale, che doveva portare alla crisi risolutoria; con il<br />

gruppo di contadini parmensi era pure giunta una giovane donna, il cui libero comportamento<br />

la portò a stringere numerosi rapporti con molti uomini <strong>de</strong>lla colonia, tra cui lo stesso Rossi, e<br />

altri sposati. Davanti a ciò, affermava l’anarchico, «i borghesi <strong>de</strong>ll’amore, quelli con la pancia<br />

piena, che non credono alla fame, sollevarono una tempesta di indignazione morale» e<br />

cominciarono ad abbandonare la colonia. La diaspora era così iniziata. Ciò avvenne nel<br />

maggio 1893, «quando Cecilia si era ridotta a cinquanta abitanti». «A questo punto – scriveva il<br />

Rossi – io consi<strong>de</strong>ro finita la storia di Cecilia»” (GOSI, 1977:79/80).<br />

Nella colonia entrarono ancora, non contemporaneamente, due altri gruppi. Ma<br />

presto apparsero le rivalità e la situazione <strong>de</strong>generò al punto di provocare lo scioglimento<br />

<strong>de</strong>finitivo nell’aprile 1894.<br />

“«L’attivo di Cecilia [conclu<strong>de</strong>va il Rossi] fu venduto a quel gruppo di contadini parmensi che<br />

avevano provocato la crisi e fu sufficiente a pagare i <strong>de</strong>biti nella comunità e le spese <strong>de</strong>l viaggio<br />

<strong>de</strong>gli ultimi coloni fino a Curytiba»” (ROSSI apud GOSI, 1977:80).<br />

MÜELLER, nell’analizzare i motivi che portarono la colonia alla fine, oltre a<br />

consi<strong>de</strong>rare quelli già menzionati da Rossi, richiama l’attenzione su altri due. Da un lato,<br />

l’isolamento <strong>de</strong>lla colonia che, sommato alla mancanza di mezzi materiali, ren<strong>de</strong>va difficile<br />

138 ROSSI (Cardia), G. op. cit. apud GOSI, 1977 p. 79. La lettera è datata “Escola <strong>de</strong> Agricultura,<br />

Taquary , 6-4-1896”.<br />

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