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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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sarebbe un potenziale prodotto per lo sviluppo economico <strong>de</strong>ll’area <strong>de</strong>l Montiferru, ma<br />

per questo sarebbero necessari alcuni cambiamenti nella forma di produzione, ai fini di<br />

migliorare la sua qualità. Un Presìdio qui potrebbe attuare fornendo i corsi di formazione ai<br />

produttori che <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ssero a<strong>de</strong>guarsi a questi cambiamenti, ma si tratta prima di rompere<br />

le resistenze di molti contadini che non rinunciano alla “tradizione”.<br />

Infine, un esempio ancora più complesso è quello <strong>de</strong>lle Cinque Terre liguri e <strong>de</strong>l<br />

vino Schiacchetrà. In questo caso, la prima cosa da fare è “salvaguardare il territorio: i<br />

famosi terrazzamenti di pietra un tempo coltivati a vigna e ora progressivamente abbandonati.<br />

Per salvare il territorio, quindi, occorre elevare la qualità <strong>de</strong>l vino Sciacchetrà prodotto su<br />

quelle terrazze sì da consentire una remunerazione appetibile e incentivare, in tal modo, il<br />

ritorno di alcuni giovani alla coltivazione <strong>de</strong>lla vigna. Il Presìdio <strong>de</strong>lle Cinque Terre da un lato<br />

lancia un appello per l’adozione di porzioni <strong>de</strong>l terreno, dall’altro promuove una sorta di corso<br />

di formazione per giovani vinificatori. L’obiettivo è quello di arrivare a produrre un<br />

quantitativo sufficiente di Sciacchetrà di eccellenza, un vino passito che potrebbe stare alla<br />

pari, anche nel prezzo, con i grandi e carissimi Sauternes francesi” (PETRINI, 2003:99/100).<br />

Il radicamento territoriale di Slow Food e la rete di persone che esso è riuscito a<br />

stabilire sul territorio ha fatto sì che nel Salone <strong>de</strong>l Gusto 2000 fossero presentati novantuno<br />

Presìdi, non tutti compiuti ma molti attivati da anni, come “quelli <strong>de</strong>lla carne <strong>de</strong>l Piemonte,<br />

<strong>de</strong>lla robiola di Roccaverano <strong>de</strong>lla Langa Astigiana, <strong>de</strong>l fagiolo Zolfino toscano e <strong>de</strong>lla<br />

cicerchia, raro legume marchigiano” (PETRINI, 100). In alcune zone dove ci sono stati gli<br />

interventi esisteva già un’azione di tecnici e istituzioni che operavano per rilanciare<br />

produzioni e culture a rischio – come le Comunità Montane, i GAL, alcune associazioni<br />

agricole come COL<strong>DI</strong>RETTI, CIA, CONFAGRICOLTURA, i sindacati – ma il loro<br />

lavoro non era coordinato. I Presìdi Slow Food, invece, funzionano come un sistema di<br />

rete, collegando realtà lontane e diverse ma che possono aver molto da scambiare tra loro.<br />

Inoltre, essi hanno dato unità e visibilità ai prodotti oggetto d’intervento attraverso il<br />

Salone <strong>de</strong>l Gusto, aumentando così il loro mercato potenziale. Si tratta, dunque, di “una<br />

scommessa importante: coniuga professionalità antiche e marginali e una nuova classe di<br />

consumatori, disposta a pagare il giusto prezzo per avere qualità ed eccellenza organolettica,<br />

sensibile alla tutela ambientale e alla sicurezza alimentare. Una strategia che muove<br />

necessariamente dal basso” (PETRINI, 2003:101).<br />

Il progetto, nato in Italia, è stato esportato ad altri paesi, pur con alcune differenze<br />

importanti: mentre in Italia e in paesi come la Francia si punta sui prodotti tradizionali, in<br />

altri paesi d’Europa – come la Svezia – e in quelli nel Terzo Mondo, più che altro si punta<br />

su temi come conservazione e valorizzazione <strong>de</strong>l paesaggio e produzione biologica. Tra i<br />

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