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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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locali riguardo alle pratiche agricole di successo e pensando alla terra come un patrimonio<br />

comune di cui disporre con cura a vantaggio di tutti, incluse le generazioni future; dalla<br />

chiusura <strong>de</strong>i cicli ecologici messa in pratica con le filiere economiche, attraverso<br />

l’integrazione, per quanto possibile, con l’attività industriale, soprattutto quella piccola, di<br />

base locale. Infine, per ottimizzare ancora di più il lavoro e ottenere risultati ancora più<br />

soddisfacenti, KROPOTKIN suggerisce il ricorso alle pratiche di lavoro associato, che<br />

avrebbero condotto a una serie di vantaggi come la riduzione <strong>de</strong>gli sforzi per produrre<br />

attraverso il lavoro collettivo; la possibilità di acquisto di macchinari e l’introduzione di<br />

ogni tipo di infrastruttura necessaria ad aumentare la produttività <strong>de</strong>lla terra grazie anche<br />

all’aumento <strong>de</strong>ll’uso di concimi, sementi selezionate, ecc. prima impossibili per gli alti<br />

costi; la diversificazione <strong>de</strong>lla produzione che avrebbe garantito a tutti il miglioramento<br />

<strong>de</strong>lle loro qualità nutrizionali.<br />

Le proposte di KROPOTKIN discusse in questo capitolo, come l’i<strong>de</strong>ale<br />

comunitario e la <strong>de</strong>mocrazia diretta in esso contenuto; la chiusura <strong>de</strong>i cicli ecologici<br />

attraverso l’integrazione tra l’agricoltura e l’industria, soprattutto di quella piccola e a base<br />

locale; la necessità di agire e lavorare sulla terra consi<strong>de</strong>randola come un patrimonio<br />

comune, di cui disporre a vantaggio di tutti e di ciascuno e, infine, la necessità di<br />

recuperare e valorizzare i saperi locali, lavorando la terra servendosi <strong>de</strong>i metodi e <strong>de</strong>lle<br />

tecniche che avevano resistito alla prova <strong>de</strong>ll’esperienza, riemergono oggi con la<br />

diffusione <strong>de</strong>i movimenti ecologici, di cui egli è ritenuto il precursore 218 . Questa mia<br />

constatazione, che si chiarirà dalla lettura <strong>de</strong>lla prossima parte di questa tesi – tanto dalla<br />

lettura <strong>de</strong>l capitolo teorico sullo sviluppo locale autosostenibile quanto sui vari esempi di<br />

pratica di questo progetto di sviluppo locale autosostenibile, sia quelle legate alla<br />

produzione che quelle legate alla commercializzazione – è rafforzata dalle consi<strong>de</strong>razioni<br />

di autori di peso <strong>de</strong>lla geografia mondiale, tra cui CASTELLS, quando afferma essere<br />

stato “dal nido di qualche utopia comunitaria che i primi ecologisti politici hanno preso il loro<br />

volo, quale Kropotkin che ha legato per sempre anarchia ed ecologia di cui oggi il miglior<br />

rappresentante è Murray Boockin” (CASTELLS, 1998-1999, II:153). E, ancora, quando<br />

scrive che “la <strong>de</strong>mocrazia diretta è il mo<strong>de</strong>llo politico implicito <strong>de</strong>lla gran<strong>de</strong> maggioranza <strong>de</strong>i<br />

movimenti ecologici: nei progetti alternativi più elaborati si uniscono il controllo sullo spazio,<br />

l’affermazione <strong>de</strong>l luogo come fonte di senso e l’accento messo sull’amministrazione locale,<br />

che appartengono agli i<strong>de</strong>ali di autogestione <strong>de</strong>lla tradizione anarchica, come è anche il caso<br />

218 “Kropotkin riteneva fondamentale un rapporto equilibrato tra l’uomo e l’ambiente (inteso come insieme<br />

di fattori culturali, sociali, economici, geografici): solo rispettando la specificità <strong>de</strong>ll’ambiente la società<br />

libera avrebbe davvero creato le condizioni per una vita armonica e ‘a misura d’uomo’. Sotto questo<br />

profilo, è lecito ve<strong>de</strong>re in Kropotkin uno <strong>de</strong>i precursori <strong>de</strong>lle mo<strong>de</strong>rne teorie ecologiste” (PANI &<br />

VACCARO, 1997:74).<br />

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