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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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Il rafforzamento, insieme con l’autonomia economica <strong>de</strong>l territorio rurale, porta inoltre<br />

allo sviluppo di un mo<strong>de</strong>llo integrato di economia locale ove la valorizzazione <strong>de</strong>lle risorse<br />

ambientali e paesistiche ottenuta attraverso una agricoltura di qualità costituisce richiamo per<br />

la domanda turistica, per quella insediativa e per la conseguente creazione di nuove attività di<br />

servizio alla produzione e alle famiglie” (FANFANO, 2000: 7/8).<br />

L’esperienza <strong>de</strong>lla Val di Bisenzio si basa su un doppio punto di partenza: da un<br />

lato, le proposte nate dal Laboratorio ANCI per la Val di Bisenzio come trattato nella<br />

prima parte di questo paragrafo e, dall’altro, le nuove direttive europee, nazionali ma<br />

soprattutto regionali per la pianificazione <strong>de</strong>llo sviluppo territoriale locale, tenendo conto<br />

in particolar modo <strong>de</strong>l ruolo <strong>de</strong>lla componente ambientale e <strong>de</strong>llo sviluppo rurale per il<br />

raggiungimento <strong>de</strong>ll’autosostenibilità di uno sviluppo che sia al tempo stesso locale e<br />

costruito “dal basso”. A questo proposito, il primo passo è la realizzazione di un’analisi<br />

<strong>de</strong>ttagliata <strong>de</strong>l milieu locale con l’obiettivo di i<strong>de</strong>ntificare indirizzi d’azione che siano in<br />

sintonia con quanto appena <strong>de</strong>tto nonché attori disponibili a metterle in pratica.<br />

Una caratteristica <strong>de</strong>l territorio <strong>de</strong>lla Val di Bisenzio è, secondo FANFANO, la sua<br />

varietà e, al tempo stesso, l’integrazione fra le varie componenti che lo costituiscono. Esso<br />

è composto da pendici molto inclinate e estremamente boscose – che offrono proprio per<br />

questo scarse possibilità di insediamento umano – e da aree di acclività meno accentuate e<br />

con un’attività umana più presente. Oltre il 62% <strong>de</strong>l territorio è riconducibile a una<br />

generica “<strong>de</strong>stinazione agricola e forestale” anche se, da un punto di vista<br />

socioeconomico, tale attività è marginale rispetto all’economia industriale e artigiana <strong>de</strong>l<br />

distretto pratese. Secondo FANFANO il settore agricolo e forestale contribuisce soltanto<br />

con l’1% <strong>de</strong>l personale occupato e con il 0,4% <strong>de</strong>l reddito prodotto, ma questi dati non<br />

prendono in consi<strong>de</strong>razione il carattere di part- time <strong>de</strong>ll’attività 253 , neppure l’importante<br />

“ruolo <strong>de</strong>l settore agricolo nel produrre ‘beni pubblici’ in termini di protezione, cura e messa<br />

in sicurezza <strong>de</strong>ll’ambiente non valutabili, per la loro stessa natura, in termini esclusivamente<br />

monetari” (ZAMAGNI apud FANFANO, 2000: 19). Da pren<strong>de</strong>re in consi<strong>de</strong>razione<br />

anche la pressione svolta dal sistema urbano sul settore agroforestale, evi<strong>de</strong>nziata dalla<br />

frammentazione sia <strong>de</strong>lla struttura fondiaria <strong>de</strong>l cosid<strong>de</strong>tto “territorio aperto” che dalla<br />

struttura aziendale <strong>de</strong>l settore agricolo. Tale processo, per quanto riguarda il territorio in<br />

questione, cominciò all’inizio <strong>de</strong>l secolo scorso e, accentuandosi soprattutto negli anni ’50,<br />

provocò il sostanziale dissolvimento <strong>de</strong>lla struttura mezzadrile prima esistente.<br />

253 Secondo FANFANO molti proprietari di azien<strong>de</strong> o terreni agricoli <strong>de</strong>dicano all’attività solo una<br />

parte <strong>de</strong>l loro tempo di lavoro con l’obiettivo di “ricrearsi” oppure di mantenere un legame, sia pure<br />

sottile, con l’attività agricola.<br />

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