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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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spartano. Gli iloti, specie di servi <strong>de</strong>lla gleba, erano consi<strong>de</strong>rati come proprietà pubblica; ed<br />

erano essi che coltivavano la terra ed esercitavano tutti i mestieri, mentre gli schiavi erano<br />

ad<strong>de</strong>tti specialmente al servizio domestico e personale.<br />

Il sistema economico di Licurgo, fu dunque un misto di legge agraria (cioè di divisione<br />

<strong>de</strong>lle terre) e di comunismo” 157 .<br />

Altro esempio di pratica comunista era quello che avveniva tra i nomadi <strong>de</strong>l<br />

versante asiatico <strong>de</strong>ll’Ural: i membri di uno stesso gruppo/comunità riunivano i loro<br />

strumenti di lavoro e sfruttavano collettivamente la proprietà immobile e il bestiame,<br />

essendo il regime <strong>de</strong>lla proprietà comune una conseguenza diretta <strong>de</strong>lla vita pastorale e<br />

<strong>de</strong>ll’organizzazione <strong>de</strong>lla famiglia.<br />

Tra i nomadi, i discen<strong>de</strong>nti diretti di uno stesso padre restavano ordinariamente<br />

aggruppati in fascio, e vivevano sotto l’autorità assoluta <strong>de</strong>l capo di famiglia, in regime di<br />

comunanza. Eccettuati gli abiti e le armi, tutto il resto era indiviso. Quando la crescita di<br />

una famiglia non permetteva più a tutti i membri di restare riuniti, il capo provocava una<br />

separazione amichevole e <strong>de</strong>terminava la quota <strong>de</strong>lle proprietà comuni da attribuirsi a<br />

ciascuno <strong>de</strong>i gruppi. La comunità si manteneva unita anche dopo la morte <strong>de</strong>l capo di<br />

famiglia, a questo punto sotto la direzione di quello che poteva esercitare con maggiore<br />

ascen<strong>de</strong>nte l’autorità patriarcale. Il principio <strong>de</strong>lla comunanza si adattava egualmente<br />

all’organizzazione <strong>de</strong>i popoli se<strong>de</strong>ntari. Tra i semi-nomadi sottomessi alla dominazione<br />

russa, la terra da coltivare, anche quella coltivata ordinariamente a titolo individuale da<br />

ogni famiglia, era posseduta indivisa.<br />

L’altra pratica studiata da Rossi fu il regime <strong>de</strong>lle comunità di villaggio, che era<br />

presente tra molte popolazioni <strong>de</strong>ll’Africa tra cui quella <strong>de</strong>gli Yoloff <strong>de</strong>lla costa di Gorea, a<br />

Giava, in Russia e in alcune isole <strong>de</strong>ll’Oceano Pacifico. In tale sistema, la terra apparteneva<br />

in comune ai villaggi e ogni anno, il capo villaggio, assistito dal consiglio <strong>de</strong>gli anziani,<br />

faceva la ripartizione <strong>de</strong>lle terre da coltivare, calcolando i lotti secondo i bisogni di ogni<br />

famiglia.<br />

Dall’America Latina fu citato il caso <strong>de</strong>ll’Impero Inca, nell’antico Perù, esistente<br />

dal XI al XVI secolo, fino all’arrivo <strong>de</strong>gli spagnoli. La proprietà era divisa in quattro lotti:<br />

le terre consacrate al sole (granai d’abbondanza); le terre <strong>de</strong>gli orfani, <strong>de</strong>gli infermi e <strong>de</strong>i<br />

malati; le terre <strong>de</strong>gli agricoltori e <strong>de</strong>lle loro famiglie e le terre <strong>de</strong>l re. Gli agricoltori<br />

lavoravano tutte queste terre, e la raccolta era divisa in tre parti: un terzo era versato nei<br />

granai d’abbondanza; un terzo <strong>de</strong>stinato al servizio <strong>de</strong>ll’Inca e <strong>de</strong>i funzionari e l’altro<br />

157 «Lo Sperimentale», n. 1, maggio 1886, p. 8.<br />

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