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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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oss e banchieri e, infine, responsabilizzandosi per le pratiche di espatrio 40 . Inoltre, nei<br />

porti d’imbarco – ai quali molte volte erano incamminati una settimana prima <strong>de</strong>lla<br />

partenza per essere “puliti” – gli emigranti erano esposti all’azione di commercianti senza<br />

scrupoli, affaristi, esercenti, truffatori, ladri e faccendieri. Una volta imbarcati, erano<br />

soggetti a viaggi in condizioni subumane; a rischi di epi<strong>de</strong>mie e molte volte di morte,<br />

dovuti sia alle pessime condizioni igienico-sanitarie, sia alle condizioni in cui viaggiavano –<br />

agglomerati in cabine senza ventilazioni – sia alla mancanza di alimenti. Si verificavano<br />

persino dirottamenti di <strong>de</strong>stinazioni – dall’America <strong>de</strong>l Nord all’America <strong>de</strong>l Sud – senza<br />

previa conoscenza; sbarchi fraudolenti in porti europei; interminabili giorni di attesa per lo<br />

sbarco. E la situazione si aggravava quando si trattava di emigrazione clan<strong>de</strong>stina. Ma<br />

tutto questo non ridusse l’importanza né l’intensità <strong>de</strong>l movimento migratorio italiano.<br />

L’emigrazione transoceanica – principalmente quando si osservano i tre principali paesi<br />

recettori: gli Stati Uniti, il Brasile e l’Argentina – fu sempre crescente.<br />

Secondo SORI esistette una “specializzazione” dalle regioni italiane riguardo ai posti<br />

di <strong>de</strong>stinazione. Analizzando il periodo 1876-1914 e consi<strong>de</strong>rando tre <strong>de</strong>stinazioni<br />

specifiche (Europa, Africa e altri paesi transoceanici), informa che da regioni come la<br />

Lombardia, il Piemonte, il Veneto, l’Emilia-Romagna e la Toscana si partiva quasi sempre<br />

verso l’Europa, con brevi periodi di emigrazione transoceanica 41 che non vanno oltre la<br />

seconda metà <strong>de</strong>gli anni 1890. La Liguria, per la presenza <strong>de</strong>l porto di Genova, il sud,<br />

esclusa la Puglia, le regioni che cominciarono tardi l’emigrazione di massa (come la Sicilia<br />

e in parte la Puglia) e quelle che ebbero poca emigrazione (come la Sar<strong>de</strong>gna e in parte la<br />

Puglia) furono sempre più propense all’emigrazione transoceanica. Le altre regioni<br />

<strong>de</strong>ll’Italia Centrale (Marche, Umbria e Lazio) ora ebbero grandi flussi di emigrazioni<br />

europea, ora inviarono emigranti in direzione transoceanica, ma sempre con<br />

un’importanza secondaria. GIADRESCO, a sua volta, sottolinea la svolta meridionale <strong>de</strong>i<br />

flussi emigratori avvenuta nei primi anni <strong>de</strong>l Novecento, con l’inizio <strong>de</strong>l gran<strong>de</strong> esodo<br />

transoceanico 42 verso soprattutto gli Stati Uniti. I massimi storici furono raggiunti tra il<br />

1901 e il 1915, periodo che registrò più di un terzo <strong>de</strong>gli espatri di cent’anni<br />

<strong>de</strong>ll’emigrazione italiana: emigrarono 9 milioni di persone, quasi 4 milioni dalle regioni<br />

meridionali, e più <strong>de</strong>l 50 per cento <strong>de</strong>l totale, oltreoceano.<br />

40 Questo tipo di pratica era valida per l’emigrazione verso gli Stati Uniti.<br />

41 “Il caso estremo è costituito dal Veneto, che ebbe accesso all’emigrazione transoceanica di massa<br />

praticamente solo attraverso le grandi punte di emigrazione sovvenzionata <strong>de</strong>l 1888, 1891 e 1895-96”<br />

(SORI, 1984:64).<br />

42 Prima l’emigrazione di massa era stata alimentata dall’Italia Settentrionale, soprattutto dal Veneto,<br />

Piemonte e Lombardia.<br />

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