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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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pratiche di sviluppo locale autosostenibile, GIANGRANDE si domanda quali possono<br />

essere le strategie da seguire per favorire processi di autoi<strong>de</strong>ntificazione e di sviluppo di<br />

comunità capaci di raggiungere quello che DRYZEK chiama razionalità ecologica, e<br />

cioè, “la capacità <strong>de</strong>gli ecosistemi di procurare costantemente ed efficacemente il bene<br />

«sostentamento <strong>de</strong>lla vita umana»” (DRYZEK, 1989:48). Consi<strong>de</strong>rando che i meccanismi di<br />

azione più diffusi nell’attualità non rispettano tale criterio, GIANGRANDE ripren<strong>de</strong><br />

DRYZEK per argomentare sulla necessità di pensare a una strategia di azione fondata su<br />

tre principi:<br />

“- Rinuncia a una razionalità analitico-strumentale a favore di un tipo di razionalità<br />

fondata sulla ragione pratica e sulla <strong>de</strong>centralizzazione radicale 234 ;<br />

- Graduale transizione al nuovo sistema attraverso un processo interattivo per tentativi ed<br />

errori;<br />

- I<strong>de</strong>ntificazione di meccanismi capaci di facilitare, se necessario, la loro stessa<br />

capitolazione, attraverso l’esercizio <strong>de</strong>lla scelta sociale collettiva autocosciente” (GIANGRANDE,<br />

1998:112).<br />

Le strategie di produzione sociale <strong>de</strong>l territorio possono avvenire all’interno di laboratori<br />

di progettazione ecologica e territoriale. Essi, “oltre a promuovere la partecipazione <strong>de</strong>gli<br />

abitanti alla produzione di piani e progetti, hanno il compito di avviare il processo di<br />

autoi<strong>de</strong>ntificazione e sviluppo <strong>de</strong>lle comunità locali con attività dirette a favorire la<br />

trasformazione <strong>de</strong>gli attuali meccanismi di scelta sociale in altri più rispon<strong>de</strong>nti ai criteri di<br />

razionalità ecologica” (GIANGRANDE, 1998:114). L’autore richiama l’attenzione sulla<br />

difficoltà di partecipazione <strong>de</strong>i cittadini a questi laboratori e consi<strong>de</strong>ra che essa, anche se<br />

non impedisce lo svolgimento <strong>de</strong>lle attività più propriamente progettuali, pone <strong>de</strong>i limiti<br />

alla possibilità di sperimentare azioni di più vasta portata 235 .<br />

234 Per ragione pratica, l’autore inten<strong>de</strong> le scelte collettive orientate all’azione e operate, prese per via<br />

discorsiva, ossia, le scelte risultate da un ampio dibattito dove ogni partecipante sia capace di<br />

pren<strong>de</strong>re parte alla discussione per sostenere le proprie i<strong>de</strong>e e confutare le altrui. Per<br />

<strong>de</strong>centralizzazione radicale, invece, inten<strong>de</strong> la capacità <strong>de</strong>lle comunità locali di operare in relativa<br />

autonomia e di pren<strong>de</strong>rsi cura <strong>de</strong>gli ecosistemi da cui dipendono. Perché ciò si possa concretizzare,<br />

il cambiamento <strong>de</strong>ve venire dall’interno, attraverso un processo di costruzione di i<strong>de</strong>ntità capace di<br />

dare origine a quello che egli chiama le comunità auto<strong>de</strong>terminate.<br />

235 Tra le ragioni <strong>de</strong>lla non partecipazione, GIANGRANDE elenca quelle che ritiene essere le più<br />

importanti: il rifiuto da parte di alcuni, ormai abituati a <strong>de</strong>legare ad altri la gestione <strong>de</strong>lla cosa<br />

pubblica, di svolgere attività che richiedono impegno e volontà di auto<strong>de</strong>terminazione; la<br />

diffi<strong>de</strong>nza, da parte di altri, verso la validità e il potere <strong>de</strong>ll’azione di questi laboratori contro un<br />

potere ben organizzato che non esita in difen<strong>de</strong>rsi; la mancanza di tempo libero necessario alla<br />

partecipazione da parte di quelli più motivati.<br />

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