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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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suo complesso per sapere programmare e inserire un’indicazione, un disegno di un nuovo mo<strong>de</strong>llo<br />

di sviluppo che fosse centrato sulla sostenibilità e che l’agricoltura avesse un ruolo centrale<br />

complessivo perché io sostengo che se non c’è un’agricoltura attiva non si fa nient’altro, ma<br />

proprio nient’altro.<br />

Da questo punto di vista, quindi, dopo la fine <strong>de</strong>l periodo amministrativo, rimaneva in me e altri<br />

questo bisogno di continuare a lavorare per la sostenibilità <strong>de</strong>llo sviluppo nella sua indicazione<br />

complessiva. Quindi abbiamo <strong>de</strong>ciso di costruire/costituire un consorzio, un consorzio senza fine<br />

di lucro ovviamente che potesse lavorare per la valorizzazione <strong>de</strong>i prodotti tipici <strong>de</strong>ll’agricoltura.<br />

Questo consorzio l’abbiamo costituito alla fine <strong>de</strong>l 2000, settembre/ottobre <strong>de</strong>l 2000, sì, ottobre<br />

<strong>de</strong>l 2000 e l’obiettivo principale è quello proprio di essere strumento <strong>de</strong>lla produzione <strong>de</strong>l<br />

territorio, sostenendo al massimo la sostenibilità <strong>de</strong>llo sviluppo insieme anche all’interno di ogni<br />

settore, in questo caso la produzione agricola. Il vino non è il nostro punto di riferimento<br />

essenziale, anzi, noi il vino lo vogliamo adoperare al massimo ma come un motore o per lo meno<br />

nel periodo che va per portare dietro i prodotti tipici e valorizzare insieme anche questi.<br />

Ovviamente non facciamo niente contro il vino, anzi, tutt’altro, però riteniamo che il vino da solo<br />

non risolve i problemi e dobbiamo sapere bene costruire tutto ciò che <strong>de</strong>v’essere fatto all’interno<br />

<strong>de</strong>ll’agricoltura proprio per essere un argine contro una globalizzazione selvaggia che rischia di<br />

ren<strong>de</strong>re tutti uguali e quindi tutti inutili, no? Questo è l’elemento fondamentale.<br />

Cioè è inutile, anche sul vino noi abbiamo fatto a suo tempo una battaglia, e io sono tra quelli che<br />

continuano a farla, che non sono d’accordo con l’abbandono <strong>de</strong>i vini autoctoni e l’inserimento di<br />

tutti quelli che si fanno dappertutto, il Merlot, il Cabernet che oggi si fanno in tutto il mondo e<br />

anche in tutt’Italia. Non ha senso no, che qui in Val di Cornia si pensi ad eliminare il Sangiovese<br />

perché il Merlot è più conquistato dai mercati, perché è più ricercati dai mercati. Io lo ritengo<br />

soltanto una moda, questa, è una moda che <strong>de</strong>ve passare velocissimamente e noi dobbiamo fare di<br />

tutto per aiutarla a passare. Qui c’è il Sangiovese e il Sangiovese come viene qui non viene da<br />

nessuna altra parte nella nostra Toscana, bene, dobbiamo valorizzare il Sangiovese. Che poi si<br />

chiami Val di Cornia, si chiami Brunello, si chiami Montepulciano di Abruzzo, si chiami Morellino<br />

di Scansano o qualche altra cosa è sempre un clone <strong>de</strong>l Sangiovese che ovviamente dobbiamo in<br />

qualche modo valorizzare e rispettare. Questo però vale per tutto le altre produzioni<br />

nell’agricoltura. Quindi grano non più quello che vorrebbero si facessi dall’America che siamo<br />

obbligati a comprare sempre il semi da loro perché se no non viene, non siamo più in grado di<br />

ricuperare. Tutto ciò che era nostro, che c’era, o comunque a individuare i prodotti che vanno<br />

benissimo nel nostro territorio. Questo va bene per i cereali, va bene per l’orticolo, va bene per<br />

tutte le produzioni complessive, cercando di dare quindi un quadro di capacità produttiva e di<br />

valorizzazione <strong>de</strong>lle produzioni <strong>de</strong>l territorio che sappia ren<strong>de</strong>rlo tutto sufficientemente<br />

sviluppato. Ovviamente sappiamo sempre che l’agricoltura non fa diventare “ricchissimo”<br />

soprattutto il medio/piccolo agricoltore, che è un po’ meno… però potrebbe essere aiutato a<br />

vivere bene. È giusto che li abbiamo dati servizi in questi anni, che sono utili rispetto al territorio e<br />

la sua resi<strong>de</strong>nza, oggi <strong>de</strong>ve avere anche qualcosa di più, <strong>de</strong>ve essere parificato con gli altri. Con il<br />

vino si guadagna tanto, <strong>de</strong>ve poter guadagnare anche con gli altri. Io non dico tantissimo, <strong>de</strong>ve<br />

guadagnare il giusto rispetto al lavoro che produce e che è tanto sulla terra complessiva.<br />

A questo, quindi, abbiamo iniziato subito i rapporti con la commercializzazione, con la gran<strong>de</strong><br />

distribuzione organizzata per immettere nelle reti commerciali questi prodotti che avevamo in<br />

qualche modo cercato di valorizzare o di “riscoprire”. Il primo contratto che abbiamo fatto è con<br />

la Coop Toscana-Lazio e l’Unicoop di Firenze per la reintroduzione nella commercializzazione <strong>de</strong>l<br />

carciofo violetto, che è un prodotto tipico <strong>de</strong>l nostro territorio, <strong>de</strong>lla Toscana in generale, ma<br />

soprattutto <strong>de</strong>lla Val di Cornia, un pezzo <strong>de</strong>lla Val di Pecora e un pezzo <strong>de</strong>lla Val di Cecina, questa<br />

è un’area dove il carciofo violetto viene con una specificità molto meglio rispetto agli altri. E<br />

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