16.06.2013 Views

DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>de</strong>ll’esperienza. (…) Grazie a una coltura razionale, tutti i generi di prima necessità e di lusso che il<br />

suolo [era] in grado di dare, li si [poteva] senza dubbio ottenere con molto meno lavoro di quanto ne<br />

[occorresse] oggi per comprarli” (KROPOTKIN, 1975:118/119) 462.<br />

Secondo KROPOTKIN, per migliorare i metodi di coltura basta ricorrere all’uso <strong>de</strong>l lavoro<br />

associato, il quale può condurre a una serie di vantaggi: riduzione <strong>de</strong>gli sforzi per produrre<br />

attraverso il lavoro collettivo; possibilità di acquisto di macchinari e di introduzione di ogni tipo di<br />

infrastruttura necessaria ad aumentare la produttività <strong>de</strong>lla terra grazie anche all’aumento <strong>de</strong>ll’uso<br />

di concimi prima impossibili dovuto agli alti costi; diversificazione <strong>de</strong>lla produzione che avrebbe<br />

garantito a tutti il miglioramento <strong>de</strong>lle loro qualità nutrizionali463. Nel capitolo Piccole industrie e villaggi industriali, capitoli 6 e 7 nell’originale,<br />

KROPOTKIN ricorda al lettore che prima che avvenisse la netta separazione tra agricoltura e<br />

industria e la conseguente divisione <strong>de</strong>l lavoro tra città e campagna, le due attività camminavano<br />

insieme e spesso venivano svolte su piccola scala dalla stessa persona, ossia, dal contadino che era,<br />

al tempo stesso, un artigiano. Secondo lui, a forza di sottolineare i vantaggi <strong>de</strong>lla gran<strong>de</strong> industria<br />

tutti si erano dimenticati <strong>de</strong>lle conseguenze disastrose da essa portate quali l’abbandono <strong>de</strong>lle<br />

campagne, <strong>de</strong>l legame agricoltura/industria e la sparizione di varie attività una volta svolte su<br />

piccola scala ma che non erano state in grado di reggere la concorrenza con la produzione <strong>de</strong>lle<br />

grandi fabbriche. Tale impasse poteva essere superata soltanto, secondo lui, con la realizzazione di<br />

un passo indietro verso un nuovo avvicinamento tra l’attività agricola e quella industriale.<br />

KROPOTKIN tratta <strong>de</strong>lle diverse forme <strong>de</strong>lla piccola attività industriale, divi<strong>de</strong>ndola in tre<br />

categorie. La prima riguardava la sua connessione o meno con l’agricoltura; la seconda riguardava<br />

il tipo di vendita <strong>de</strong>lla produzione: se il lavoratore ven<strong>de</strong>va direttamente il suo prodotto a un<br />

grossista o se lavorava per un padrone che, a sua volta, la ven<strong>de</strong>va a un grossista o a un gran<strong>de</strong><br />

industriale; la terza riguardava la forma di produzione: se la produzione veniva svolta a domicilio,<br />

spesso con l’aiuto di familiari non pagati o se veniva svolta in una officina distaccata e con<br />

impiego di lavoratori salariati464. Le attività industriali venivano distinte anche a seconda <strong>de</strong>lla loro<br />

gran<strong>de</strong>zza: officina, piccola officina e gran<strong>de</strong> fabbrica. Le officine potevano essere annesse alla<br />

casa, essendo il lavoro svolto dalla famiglia o con l’ausilio di pochi salariati, oppure distaccate.<br />

Queste ultime, a loro volta, venivano suddivise in due tipi: con uso di energia idraulica e lavoratori<br />

salariati oppure condotte da lavoratori che, organizzati in associazione, l’affittavano per lungo<br />

periodo o pagando un affitto settimanale. In questo ultimo caso, le officine si differenziavano tra<br />

loro rispetto alla vendita <strong>de</strong>lla produzione che poteva essere fatta direttamente al commerciante, a<br />

462 Il corsivo e il grassetto sono miei. Queste sono le basi <strong>de</strong>lle teorie attuali sullo sviluppo autosostenibile, la<br />

necessità di consi<strong>de</strong>rare il territorio come un patrimonio <strong>de</strong>l quale si <strong>de</strong>ve reperire valori e risorse per<br />

l’accrescimento <strong>de</strong>lla ricchezza, nonché la necessità di stimolare/valorizzare la self-reliance o, ciò che è lo<br />

stesso, i saperi locali.<br />

463 KROPOTKIN utilizza come esempio 200 famiglie che coltivavano da sole 2 ettari ciascuna che poi,<br />

messi in comune, sarebbero diventati 400 ettari così divisi: 140 ettari <strong>de</strong>stinati alla coltivazione di ogni<br />

tipo di cereale; 160 ettari alla coltivazione di “tutti i foraggi e i mangimi necessari per mantenere le 30 o 40<br />

mucche da latte che li rifornissero di latte e burro, e, diciamo, i 300 capi di bestiame necessari per la carne. Su<br />

10 ettari, uno <strong>de</strong>i quali sotto vetro, produrrebbero più ortaggi, frutta e generi di lusso di quanti potrebbero<br />

consumarne. E supponendo che a ogni fattoria fossero annessi duemila metri quadrati di terra o colture di<br />

fantasia, fiori e simili) rimarrebbero loro ancora circa 50 ettari per scopi di ogni genere: giardini pubblici,<br />

piazze, industrie, e così via” (KROPOTKIN, 1975:121).<br />

464 Queste due forme possono essere ancora suddivise a seconda <strong>de</strong>lle due prime categorie.<br />

509

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!