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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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Riguardo alla questione <strong>de</strong>l <strong>de</strong>centramento <strong>de</strong>lle industrie, l’anarchico ritiene che<br />

tale processo era frutto di ciò che chiama sviluppo consecutivo <strong>de</strong>lle nazioni, il cui risultato era<br />

la diffusione <strong>de</strong>ll’attività industriale per i paesi cosid<strong>de</strong>tti nuovi. La via d’uscita per la crisi<br />

che aveva colpito i paesi di più antica tradizione industriale era, secondo lui, l’integrazione<br />

<strong>de</strong>ll’economia, ossia, l’integrazione tra l’attività agricola e quella industriale all’interno di<br />

un singolo paese e, allo stesso tempo, il privilegio <strong>de</strong>l mercato interno anziché di quello<br />

esterno. Secondo l’anarchico, ogni nazione avrebbe dovuto avere come obiettivo lo<br />

sviluppo completo <strong>de</strong>lla sua economia, cercando il più possibile di produrre tutto quello di<br />

cui avesse bisogno – generi agricoli e industriali – e riducendo al minimo indispensabile la<br />

dipen<strong>de</strong>nza dal mercato esterno. Questo avrebbe garantito lo sviluppo simultaneo e<br />

integrato di tutti i settori <strong>de</strong>ll’economia e i paesi che per primi avessero <strong>de</strong>ciso di pren<strong>de</strong>re<br />

questa strada sarebbero stati quelli che avrebbero avuto più possibilità di riuscita tanto a<br />

corto quanto a lungo andare.<br />

Sempre sulla questione industriale, KROPOTKIN ritiene sbagliata la tesi difesa da<br />

tanti studiosi sulla sparizione <strong>de</strong>lle piccole industrie, cre<strong>de</strong>ndo, anzi, che esse<br />

continuerebbero comunque a esistere, nonostante la diffusione <strong>de</strong>lle grandi fabbriche.<br />

Secondo lui, sempre che il lavoro da esse svolto fosse conveniente alla gran<strong>de</strong> industria –<br />

sia perché in grado di adattarsi più facilmente ai diversi cambiamenti richiesti dal mercato,<br />

sia perché fornitrici di materie prime fondamentali alla gran<strong>de</strong> industria, sia ancora perché<br />

si trattava di un settore non abbastanza redditizio per servire da stimolo alla sua<br />

trasformazione in gran<strong>de</strong> industria oppure di un nuovo settore la cui non conoscenza in<br />

profondità impediva il rischio <strong>de</strong>lla produzione in gran<strong>de</strong> scala – esse avrebbero avuto la<br />

loro sopravvivenza assicurata. D’altra parte, egli richiama l’attenzione sul fatto che la<br />

sparizione tanto discussa non significava necessariamente la fine <strong>de</strong>ll’attività, ma poteva<br />

significare anche la sua evoluzione in settori più ampi e mo<strong>de</strong>rni oppure la sua<br />

trasformazione in nuovi settori. Infine, ricorda che le nuove attività produttive avevano<br />

sempre mosso i loro primi passi come una piccola industria, soprattutto per il fatto che,<br />

senza conoscere la reazione <strong>de</strong>l mercato ai nuovi prodotti, si rischiava meno cominciando<br />

come piccola attività che non partendo già come gran<strong>de</strong> fabbrica. Inoltre, l’anarchico<br />

sostiene, in sintonia con la sua proposta prece<strong>de</strong>nte, che un’altra possibilità di garanzia di<br />

sopravvivenza <strong>de</strong>lla piccola industria era la sua integrazione il più possibile con le attività<br />

agricole, sia come industria di trasformazione che per offrire al contadino tutto il<br />

necessario per l’ottenimento di migliori risultati.<br />

Rispetto alle possibilità <strong>de</strong>ll’agricoltura, KROPOTKIN riparte dalla sud<strong>de</strong>tta tesi<br />

<strong>de</strong>lla ricerca <strong>de</strong>ll’autosufficienza per affermare che ogni comune doveva <strong>de</strong>dicarsi alla<br />

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