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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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cambiamento <strong>de</strong>llo stile di sviluppo 224 . Le conclusioni più importanti di questo studio<br />

sono le seguenti:<br />

“1) Nell’ipotesi che l’attuale linea di sviluppo continui inalterata nei cinque settori<br />

fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti,<br />

consumo <strong>de</strong>lle risorse naturali) l’umanità è <strong>de</strong>stinata a raggiungere i limiti naturali <strong>de</strong>llo<br />

sviluppo entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso,<br />

incontrollabile <strong>de</strong>clino <strong>de</strong>l livello di popolazione e <strong>de</strong>l sistema industriale.<br />

2) È possibile modificare questa linea di sviluppo e <strong>de</strong>terminare una condizione di<br />

stabilità ecologica ed economica in grado di protrarsi nel futuro. La condizione di equilibrio<br />

globale potrebbe essere <strong>de</strong>finita in modo tale che venissero soddisfatti i bisogni materiali <strong>de</strong>gli<br />

abitanti <strong>de</strong>lla Terra e che ognuno avesse le stesse opportunità di realizzare compiutamente il<br />

proprio potenziale umano.<br />

3) Se l’umanità opterà per questa seconda alternativa, invece che per la prima, le<br />

probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto più presto essa comincerà a operare in<br />

tale direzione” (MEADOWS, 1972:32).<br />

Per la prima volta viene dichiarata, anche se implicitamente, l’insostenibilità per il<br />

genero umano e per tutto il pianeta <strong>de</strong>i processi di sviluppo in corso fino a quel momento.<br />

Ma a tale <strong>de</strong>nuncia, argomenta TAROZZI, non sono seguite le proposte alternative di<br />

sviluppo, nemmeno sono stati i<strong>de</strong>ntificati quali potevano essere i soggetti atti a pensarle e<br />

a metterle in pratica.<br />

Tre anni più tardi, a Uppsala, la Dag Hammrskjöld Foundation pubblica il<br />

documento What now? Another <strong>de</strong>velopment, dove vengono elencati tre punti, non separabili<br />

l’uno dall’altro, che diventeranno i precetti normativi <strong>de</strong>llo sviluppo alternativo, e cioè:<br />

“1. Essere orientato alla soddisfazione <strong>de</strong>i bisogni fondamentali di tutti gli appartenenti<br />

al sistema, a cominciare dallo sradicamento <strong>de</strong>lla povertà per giungere, per ciascuno e per tutti,<br />

al conseguimento di garanzie di base lungo le coordinate <strong>de</strong>lla salute, <strong>de</strong>ll’informazione,<br />

<strong>de</strong>ll’istruzione, <strong>de</strong>lla libertà individuale (basic needs);<br />

2. essere endogeno (etnosviluppo) e basato sulle proprie forze, fare cioè affidamento<br />

sulle risorse <strong>de</strong>lle società che lo intraprendono (self-reliance), nel senso di azzerare i processi di<br />

internalizzazione <strong>de</strong>i benefici e quelli di esternalizzazione <strong>de</strong>i costi che si potrebbero realizzare<br />

nell’interazione con gli altri sistemi;<br />

224 Vengono simulate una situazione di intervento sin dal 1975 e un’altra 25 anni più tardi.<br />

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