16.06.2013 Views

DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

quindi abbiamo lavorato per poterlo valorizzare, abbiamo fatto <strong>de</strong>pliant su questo, abbiamo fatto<br />

battaglie complessive, e poi ora abbiamo costituito diciamo una base commerciale di offerta<br />

importante, un mercato con risultato eccellente tra l’altro. L’anno scorso è stato il primo anno di<br />

commercializzazione, è stato commercializzato sia il fresco che il conservato, quindi il carciofino<br />

sott’olio e abbiamo potuto in questo modo rintrodurre un prodotto nelle nostre campagne –<br />

quest’anno tra l’altro sono aumentate le quantità produttive complessive che ci sono – che era<br />

stato abbandonato in virtù <strong>de</strong>lla disastrosa scelta <strong>de</strong>lla quantità sulla qualità. Dalla fine <strong>de</strong>gli anni<br />

’60 primi anni ’70 veniva scelta la quantità possibile, quindi tutto il territorio si misurava sulla<br />

capacità e sulla quantità produttiva. La collina veniva consi<strong>de</strong>rata terreno marginale semplicemente<br />

perché non produceva grano quanto la pianura, dimenticandosi che in collina si fanno <strong>de</strong>gli olii<br />

stupendi e si fanno <strong>de</strong>i vini altrettanto buoni, si coltivano altre produzioni. Non solo, in collina se<br />

si leva l’agricoltura col cavolo si riesci a tenere in piedi le colline e a mantenere il territorio dal<br />

punto di vista idrogeologico. E l’ambiente? E il paesaggio? Se si tolgono gli ulivi, addio, parte un<br />

pezzo <strong>de</strong>l paesaggio toscano, no? Questi sono il nostro, diciamo, filo conduttore che ci hanno<br />

portato fino ad oggi e su cui continuiamo a lavorarci.<br />

Tra l’altro il carciofo violetto è una produzione importantissima perché, rispetto a quello che era<br />

stato soppiantato, il Teramo, che era un ibrido costruito in laboratorio, Teramo si chiama perché il<br />

suo scopritore era Teruzzi Marco, quindi l’hanno chiamato Teramo. Niente contro il Teramo in<br />

modo particolare, è un ibrido, è un prodotto che il mercato l’accettato per anni e ha fatto lavorare<br />

anche tanto le azien<strong>de</strong>, ma è un prodotto che non serve, non ha nessun legame con questo<br />

territorio. Questo può essere fatto ovunque, non ha nessun tipo di caratteristica particolare. Come<br />

viene una piccola gelata brucia l’impianto, mentre invece il carciofo violetto se la gelata è piccola<br />

non la sente nemmeno, e se è forte brucia solo ciò che è fuori ma l’impianto rimani valido e il<br />

giorno dopo riscoppia, quindi questa è una cosa importantissima, riparti subito. L’altra cosa è che<br />

non ha bisogno di irrigazione, mentre invece il Teramo quando c’è una siccità un pochino più<br />

forte, se non viene irrigato anche con poco come soccorso, finisce che non ce la fa a svilupparsi.<br />

Ha bisogno di sostegno chimico perché è attaccato da tutti i patogeni che esistono nell’agricoltura.<br />

Il violetto non ha bisogno di assolutamente di niente perché non c’è nessun attacco patogeno che<br />

finora ha scalfito le produzioni, quindi dando risultati importanti: cioè se riesce ad avere un<br />

prodotto che è salubre, che non consuma acqua, non è idroesigente con tutti questi elementi<br />

importantissimi, ha un legame con il territorio perché come viene qui non viene da nessun’altra<br />

parte, quindi, per quale motivo si <strong>de</strong>ve valorizzare invece un ibrido, solo perché viene prima e si<br />

ven<strong>de</strong> un po’ di più, è un non senso, questo è proprio un non senso.<br />

V: C’era qualcuno che produceva di già questo carciofo…<br />

G: Veniva prodotto fino alla fine <strong>de</strong>gli anni ’60, e poi era rimasto in tutte le abitazioni <strong>de</strong>i<br />

contadini, però nell’orto di casa. Quindi accanto alla casa c’avevano l’orto e c’avevano le 10, 15,<br />

20, 50 piante di carciofo violetto, mentre invece a pieno campo facevano il Teramo, perché veniva<br />

prima, perché il mercato richie<strong>de</strong>va prima. Finalmente si è affermata questa ipotesi e oggi siamo a<br />

circa 50 ettari di territorio a pieno campo dove si coltiva il carciofo violetto e sappiamo che piano<br />

piano si aumenterà questa quantità produttiva. E questo sono risultati importantissimi. E proprio<br />

perché si va recuperare una fetta <strong>de</strong>lla storia produttiva di questo territorio in termini qualitativi e<br />

di salubrità lo stesso sia <strong>de</strong>l territorio, <strong>de</strong>l lavoratore che <strong>de</strong>l prodotto che si mette sul mercato. Lo<br />

stesso lavoro stiamo avviando ora con lo spinacio <strong>de</strong>lla Val di Cornia. Abbiamo fatto attraverso la<br />

collaborazione <strong>de</strong>l nostro chef una ricetta di salsa di spinacio <strong>de</strong>lla Val di Cornia, che tra l’altro è<br />

buonissima anche questa, per la prima volta è messa sul mercato, sempre nella Coop, sta andando<br />

bene, sta andando molto bene, e sempre con la Coop stiamo <strong>de</strong>finendo una serie di prodotti,<br />

proprio la prossima settimana abbiamo un incontro per <strong>de</strong>finire il gruppo di prodotti, che sono<br />

legati al territorio <strong>de</strong>lla Val di Cornia proprio come storia complessiva, che sono tipo il carciofo<br />

618

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!