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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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lavoro che consegnava al fazen<strong>de</strong>iro sotto la forma di caffè fosse il tributo pagato per<br />

lavorare a se stesso. Il colono non era rassegnato a guadagni monetari ridotti e la fazenda<br />

era soltanto una tappa nel movimento <strong>de</strong>lla sua autonomia. Nel migrare non stava<br />

andando semplicemente da un posto all’altro, stava andando verso il lavoro autonomo. La<br />

proprietà era per lui la condizione <strong>de</strong>ll’uguaglianza e libertà: l’unica forma di liberarsi dalla<br />

soggezione <strong>de</strong>lla proprietà era diventare un proprietario.<br />

Il successo <strong>de</strong>l colonato può essere provato dalla straordinaria espansione <strong>de</strong>lla<br />

coltivazione di caffè. “Tra il 1890 e il 1907 la produzione di caffè a San Paolo quintuplicò. Lo<br />

stato diventò il principale produttore di caffè <strong>de</strong>l paese e il Brasile diventò il principale<br />

fornitore di caffè sul mercato mondiale, posizioni queste che entrambi avrebbero mantenuto<br />

fino agli anni ’50. Il caffè costituiva in media il 50% <strong>de</strong>lle entrate <strong>de</strong>lle esportazioni <strong>de</strong>l Brasile,<br />

con punte, come nel 1924, quando la partecipazione <strong>de</strong>l caffè salì a 74%. Il predominio <strong>de</strong>l<br />

caffè sarebbe diminuito soltanto negli anni ’60” (STOLCKE, 1986:53/54). L’espansione<br />

<strong>de</strong>lle piantagioni di caffè, a sua volta, comportò una crisi di superproduzione con il<br />

conseguente ribasso <strong>de</strong>i prezzi. Il governo di San Paolo adottò diverse misure per<br />

risolvere il problema, come l’istituzione di un’imposta sui nuovi alberi di caffè e l’avvio di<br />

programmi di sussidio ai prezzi. Ma esse contribuirono soltanto a far espan<strong>de</strong>re ancora di<br />

più le piantagioni fino alla crisi di 1929.<br />

Il nuovo sistema non impedì la continuità <strong>de</strong>lle frodi sui nuovi contratti da parte <strong>de</strong>i<br />

fazen<strong>de</strong>iros, soprattutto di quelle legate ai conti. Queste notizie arrivarono al governo<br />

italiano. In reazione a questa situazione fu annunciata, nel 1902, la proibizione<br />

<strong>de</strong>ll’emigrazione sovvenzionata a San Paolo, la quale, però, ottenne all’inizio poco esito.<br />

Nonostante i fazen<strong>de</strong>iros cercassero di reprimere ogni forma di manifestazione di<br />

malcontento da parte <strong>de</strong>i coloni, gli scioperi si verificavano con una frequenza sempre<br />

maggiore. L’aumento <strong>de</strong>lla disciplina sul lavoro – tenuta, non di rado, tramite metodi<br />

violenti – fece nascere tra i lavoratori le condizioni per un’azione collettiva molto più<br />

efficace. Ma i risultati raggiunti erano piccoli davanti alle perdite accumulate nel<br />

trascorrere <strong>de</strong>gli anni. Le proteste passarono a essere sempre più frequenti e, in poco<br />

tempo, migliaia di immigranti sollecitarono al Consolato italiano il rimpatrio. Secondo<br />

STOLCKE, tra il 1902 e il 1913 il tasso di migrazione di ritorno tra gli immigranti italiani<br />

era <strong>de</strong>l 65%, mentre tra quelli che rimanevano nelle fazendas, le fughe notturne prima <strong>de</strong>lla<br />

sca<strong>de</strong>nza <strong>de</strong>l contratto diventarono una pratica sempre più comune.<br />

Questa situazione die<strong>de</strong> inizio alla promulgazione <strong>de</strong>lle prime leggi a tutela <strong>de</strong>i<br />

coloni che, in pratica, diventarono armi efficaci utilizzate dai fazen<strong>de</strong>iros per reprimere<br />

tutte le minacce da parte <strong>de</strong>i lavoratori. Il gran<strong>de</strong> movimento di ritorno all’Europa ridusse<br />

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