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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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Secondo JOLL, ciò “che rese importanti i socialisti utopistici nello sviluppo <strong>de</strong>i grandi<br />

movimenti rivoluzionari <strong>de</strong>i secoli XIX e XX (sia anarchici che comunisti) (…) fu la<br />

diffusione <strong>de</strong>lla cre<strong>de</strong>nza che la trasformazione sociale ed economica <strong>de</strong>bba prece<strong>de</strong>re ogni<br />

riforma puramente politica, e che la discussione <strong>de</strong>i rapporti fra produttore e consumatore, o<br />

fra capitale e lavoro, sia più importante che la critica <strong>de</strong>lle forme costituzionali e <strong>de</strong>gli istituti<br />

politici.<br />

Questa coscienza <strong>de</strong>lla «questione sociale» aveva, naturalmente, tratto origine dalle<br />

condizioni sociali ed economiche <strong>de</strong>l primo Ottocento, un’epoca in cui nuove forme di<br />

attività industriale e nuovi procedimenti tecnologici, insieme con l’incremento <strong>de</strong>lla<br />

popolazione urbana in tutta l’Europa occi<strong>de</strong>ntale, andavano suscitando una quantità di<br />

conflitti e problemi sociali e politici fin allora sconosciuti” (JOLL, 1970:67/68).<br />

Con Hegel – in realtà con i suoi discepoli – fu data la spinta finale. “La rivoluzione<br />

francese aveva dimostrato la possibilità di distruggere le forme tradizionali di governo. A loro<br />

volta, i socialisti utopistici avevano disegnato il quadro i<strong>de</strong>ale di un mondo nuovo. Furono gli<br />

hegeliani a instillare nella nuova generazione rivoluzionaria la fe<strong>de</strong> che la storia era dalla loro<br />

parte; e a munirli di una filosofia di radicale innovazione. I successori di Hegel (…) presero la<br />

dottrina <strong>de</strong>l maestro e la misero al servizio di finalità rivoluzionarie: mentre Hegel aveva usato<br />

la propria filosofia a giustificazione <strong>de</strong>llo Stato prussiano, i suoi discepoli (…) capovolsero la<br />

dialettica hegeliana per <strong>de</strong>rivarne una teoria <strong>de</strong>lla rivoluzione” (JOLL, 1970:64).<br />

2. GODWIN e la prima sistemazione <strong>de</strong>l pensiero anarchico<br />

GODWIN fu un filosofo libertario che rimase fuori dal movimento anarchico.<br />

Ebbe “poca influenza diretta su di esso, e molti fra i lea<strong>de</strong>r anarchici, le cui teorie sono tanto<br />

vicine alle sue, ignorarono in quale misura egli le avesse anticipate” (WOODCOCK,<br />

1966:51). L’unico a leggere la sua opera più importante, l’Enquiry Concerning Political Justice<br />

(1793) fu Kropotkin, ma questo successe quando le sue i<strong>de</strong>e e teorie erano già<br />

completamente formate.<br />

Anche se GODWIN, come più tardi tutti i pensatori libertari, “ve<strong>de</strong>va la società<br />

come un fenomeno che si sviluppa naturalmente e può operare in completa indipen<strong>de</strong>nza da<br />

ogni governo (…) non condivi<strong>de</strong>va la fiducia <strong>de</strong>i suoi successori negli istinti spontanei <strong>de</strong>l<br />

popolo abbandonato a se stesso. In questo senso, rimase un illuminista; per lui l’educazione<br />

era l’unica vera chiave alla libertà” (WOODCOCK, 1966:51). Egli era convinto <strong>de</strong>lle<br />

ten<strong>de</strong>nze distruttive <strong>de</strong>ll’autorità e riteneva che il disordine estremo era infinitamente più<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabile <strong>de</strong>lla subordinazione.<br />

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