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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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ambini, ai malati, ai vecchi e alle donne incinte. Gli articoli razionati ma non di prima<br />

necessità erano distribuiti mediante la presentazione <strong>de</strong>i buoni con turno rotatorio e, in<br />

alcuni casi, mediante ricetta medica. Così, prima <strong>de</strong>lla produzione, si organizzò la<br />

distribuzione.<br />

All’inizio si mise in pratica un sistema di scambio libero con i produttori: gli articoli<br />

industriali venivano scambiati per generi alimentari tenendo conto soltanto <strong>de</strong>lle necessità.<br />

Il <strong>de</strong>naro non aveva più alcun valore e le requisas erano pagate con buoni che poi venivano<br />

risarciti dal Governo. Alle requisizioni seguivano le espropriazioni <strong>de</strong>gli edifici e altri<br />

immobili da <strong>de</strong>stinare ai sindacati, ai comitati, ai vari organismi rivoluzionari oppure al<br />

governo repubblicano. La collettivizzazione <strong>de</strong>i centri di produzione sequestrati fu un atto<br />

spontaneo <strong>de</strong>i lavoratori al termine di uno sciopero generale. Essi costituirono comitati di<br />

impresa e, insieme a tecnici specializzati, si incaricarono di assicurare la produzione e il<br />

funzionamento <strong>de</strong>i servizi nella forma più efficiente possibile. “Ogni industria espropriata<br />

si organizzò in uno sfruttamento collettivo orientato da operai (…) nominati dalle assemblee<br />

<strong>de</strong>i lavoratori riunite nei luoghi di produzione” (PEIRATS, 1962:35).<br />

In alcune industrie la collettivizzazione abbracciò l’intero ciclo di lavorazione, dalla<br />

fonte <strong>de</strong>lle materie prime fino al prodotto finito. Le industrie così riunite erano chiamate<br />

industrias socializadas. Nel caso <strong>de</strong>lle industrie dipen<strong>de</strong>nti dal mercato estero sia per la<br />

commercializzazione che per l’acquisto <strong>de</strong>lle materie prime, la collettivizzazione fu più<br />

difficile perché mentre il governo autonomo controllava le divise estere e quello centrale<br />

controllava i trattati commerciali, i capitalisti stranieri imponevano una serie di ostacoli al<br />

rifornimento <strong>de</strong>lle materie prime e all’acquisto <strong>de</strong>i prodotti manufatti.<br />

“Le imprese che per diverse ragioni non potevano essere collettivizzate erano poste<br />

sotto la vigilanza <strong>de</strong>l Control Obrero. La vigilanza consisteva nel controllo strettamente<br />

amministrativo <strong>de</strong>ll’azienda. I comitati di controllo, installati in ogni fabbrica e annessi al<br />

personale amministrativo, potevano conoscere il valore reale <strong>de</strong>i prodotti sul mercato di<br />

vendita. Si informavano <strong>de</strong>lle doman<strong>de</strong> e <strong>de</strong>lle offerte, <strong>de</strong>l prezzo <strong>de</strong>lle materie prime e <strong>de</strong>lle<br />

transazioni corrispon<strong>de</strong>nti (…)[,] <strong>de</strong>l valore <strong>de</strong>lle macchine e <strong>de</strong>lla mano d’opera,<br />

controllavano l’attivo e il passivo <strong>de</strong>i bilanci, vigilavano sulle frodi fiscali e (…) sul sabotaggio<br />

alla rivoluzione” (PEIRATS, 1962:38).<br />

Nelle città più piccole furono istituiti comitati locali <strong>de</strong>l Fronte popolare e di Salute<br />

pubblica, veri e propri governi su scala regionale e provinciale. “Tutti i Comitati, per<br />

quanto diversi (…) nei giorni che segu[ir]ono la rivolta, si [impadronirono] di ogni potere<br />

locale attribuendosi funzioni legislative ed esecutive, <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>ndo sovranamente nella propria<br />

regione non soltanto sui problemi immediati come il mantenimento <strong>de</strong>ll’ordine e il controllo<br />

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