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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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condizioni di vita e di lavoro nelle fazendas. Il risultato fu la nascita di un gran numero di<br />

rivolte e il conseguente fallimento di questo sistema 47 .<br />

Secondo STOLCKE, i fazen<strong>de</strong>iros sperimentarono sistemi alternativi di lavoro<br />

libero, come il contratto di locazione di servizi, tramite il quale i lavoratori ricevevano<br />

un prezzo prestabilito per una certa quantità di caffè raccolto, misurato con l’area<br />

necessaria alla sua coltivazione, in genere un alqueire paulista (24.200 m 2 ). Altro<br />

cambiamento fu l’instaurazione di un vincolo tra l’area <strong>de</strong>stinata alla coltivazione per il<br />

proprio consumo – ceduta gratuitamente o affittata – e il numero di alberi di caffè trattati<br />

o affittati, in un tentativo di scoraggiare la sottrazione di tempo dal lavoro nel caffè verso<br />

le colture alimentari. Erano anche affittati ai coloni, a prezzi bassi, le abitazioni e il pascolo<br />

per il bestiame.<br />

Il beneficio <strong>de</strong>l caffè tornò a essere realizzato dagli schiavi fino al <strong>de</strong>cennio 1880-’90<br />

e, dopo, passò a essere realizzato da lavoratori salariati. Ma tutti questi cambiamenti non<br />

risolsero il problema <strong>de</strong>l <strong>de</strong>bito come disincentivo e, conseguentemente, quello <strong>de</strong>lla<br />

produttività <strong>de</strong>l lavoratore. L’alternativa utilizzata per diminuire il problema fu<br />

l’applicazione di multe per la non esecuzione <strong>de</strong>lla sarchiatura invece di multe per<br />

l’abbandono <strong>de</strong>lla fazenda, ma nell’essenza il problema rimaneva senza soluzione.<br />

La situazione diventò acuta nel 1870, in virtù <strong>de</strong>ll’aumento <strong>de</strong>lle piantagioni di caffè<br />

<strong>de</strong>l <strong>de</strong>cennio anteriore e <strong>de</strong>i colpi ricevuti dal sistema schiavista. All’inizio <strong>de</strong>gli anni 1880,<br />

rispon<strong>de</strong>ndo alle pressioni <strong>de</strong>i coltivatori di caffè di San Paolo, il governo brasiliano mise<br />

in pratica un programma di immigrazione, stabilendo un accordo di immigrazione<br />

sovvenzionata con l’Italia per il rifornimento di lavoratori liberi per le fazendas di caffè. Il<br />

risultato fu immediato e permise ai fazen<strong>de</strong>iros di abolire la schiavitù e, incentivati dagli<br />

alti prezzi <strong>de</strong>l prodotto nel mercato internazionale, di dare continuità al processo di<br />

ampliamento <strong>de</strong>lle fazendas.<br />

Inizialmente gli immigranti erano inseriti nelle colonie ufficiali dove ricevevano un<br />

piccolo appezzamento di terra. Il governo assumeva le spese di viaggio dall’Italia per il<br />

Brasile, fino alla colonia, finanziava la terra e le spese iniziali e manteneva un regime di<br />

tutela sui coloni durante i primi due anni. Queste colonie erano localizzate in aree non<br />

adatte alla coltivazione <strong>de</strong>l caffè e <strong>de</strong>lla canna da zucchero, servendo soltanto alla<br />

coltivazione di alimenti. L’obiettivo era formare un “vivaio di manodopera” per le fazendas<br />

di caffè: il governo garantiva all’immigrante la produzione di alimenti per il suo<br />

47 Secondo HOLANDA, alcuni fazen<strong>de</strong>iros avevano optato per il pagamento di un salario mensile<br />

fissato previamente e per il rifornimento di alimenti o di terra per la loro coltivazione. Il colono era<br />

obbligato a realizzare tutti i servizi <strong>de</strong>lla fazenda. Questo tipo di contratto era più adatto ai lavoratori<br />

nazionali che non agli immigranti, abituati che erano a uno standard di vita relativamente più alto di<br />

quello <strong>de</strong>i lavoratori nazionali.<br />

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