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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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spaccare le zolle, a lasciare l’azoto, a far respirare la terra, a far venire vita. Secondo DE<br />

FALCO, bisogna ripetere questa semina per un paio d’anni. Dopodiché si avrà una terra<br />

eccezionale e quindi si potrà iniziare una coltivazione più proficua, per il sostentamento,<br />

per esempio con i cereali. Vale la pena di ricordare che anche in questo caso si <strong>de</strong>ve<br />

cercare di pestare il terreno il meno possibile, per evitare così di chiu<strong>de</strong>re i micrositi e<br />

impedire la respirazione <strong>de</strong>lla terra.<br />

Prima di seminare nei campi aperti bisogna fare l’impallinatura, come spiegato da<br />

FUKUOKA. DE FALCO suggerisce la costruzione di un tipo di betoniera, fatta con un<br />

vecchio bidone e <strong>de</strong>llo spago, che viene fatta girare manualmente. Dentro la betoniera “fai<br />

andare i semi spruzzando acqua con un polverizzatore e argilla, polvere di argilla. Man mano [che] il seme è<br />

umido, incomincia ad attaccarsi l’argilla in torno a ogni semino si forma una pallina di argilla. Ecco e poi,<br />

come dice anche Fukuoka, è quello che salvaguardia dagli insetti” 312 .<br />

Per la semina, “la cosa migliore, come dice Fukuoka, è spargere quando l’erba è alta. Si sparge e<br />

dopo si taglia l’erba. In questo modo tutta l’erba resta, va giù come pacciamatura, e la piantina resta nella<br />

pallina di argilla e sotto l’erba. Quando arriva l’umidità, la pioggia, si apre, è già protetta, e quindi poi<br />

rispunta fuori” 313 . Anche qui vale il discorso di mescolare le specie. In realtà i semi vengono<br />

mescolati già quando si fa l’impallinatura e poi basta spargere per il campo. Nei casi in cui<br />

l’erba è stata tagliata prima di seminare, allora c’è bisogno di coprire con la pacciamatura.<br />

3. Lo Slow Food<br />

Lo Slow Food è un movimento nato in Italia che poi si è diffuso in vari paesi nel<br />

mondo – diventando Slow Food internazionale – in contrapposizione e come alternativa<br />

al fast food, non solo al fast food inteso come luoghi tipo McDonald’s, ma più in generale<br />

al mangiar di corsa come stile di vita. Secondo PETRINI, il suo fondatore, esso è<br />

soprattutto un insieme di i<strong>de</strong>e che hanno come base “la convinzione che l’alimentazione è<br />

parte essenziale <strong>de</strong>lla vita, e che dunque la qualità <strong>de</strong>lla vita è inevitabilmente legata al piacere<br />

di mangiare in modo sano, gustoso, vario. Il contrario di quanto ci propone il fast food (…).<br />

Slow Food (…) significa dare la giusta importanza all’atto nutritivo, imparando a go<strong>de</strong>re <strong>de</strong>lla<br />

diversità <strong>de</strong>lle ricette e <strong>de</strong>i sapori, a riconoscere la varietà <strong>de</strong>i luoghi di produzione e <strong>de</strong>gli<br />

artefici, a rispettare i ritmi <strong>de</strong>lle stagioni e <strong>de</strong>l convivio” (PETRINI, 2003:V). Slow Food<br />

312 I<strong>de</strong>m ibi<strong>de</strong>m.<br />

313 I<strong>de</strong>m ibi<strong>de</strong>m.<br />

352

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