DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

il consumo locale. Commercializzavano, ma commercializzavano la maggior parte delle cose era l’eccedente. Per i
frutteti, a quel punto, avevano dei prodotti che producevano per commercializzare e consumavano l’eccedente. Ma la
maggior parte il contrario, nel senso, commercializzavano quello che eccedeva e mangiavano tutta roba sana
perché…
N: Era sua, facevano per sé…
V: Era loro… io sentivo la differenza tra il latte quando andavo a bere il latte da loro e il latte che
bevevo in città quello che compravo nel supermercato. Quindi c’è un ritorno, una riproposta di
questa pratica che un po’ rompi con la logica del mercato dove tu devi produrre per il mercato
Z: Sì in pratica…
V: Compri quello che produce…
Z: In pratica funziona così, no, che c’è, ora noi, un gruppo, una parte diciamo della popolazione mondiale è come se
si stessi preparando, nel senso di allenando, no?
P: Alla guerra…
Z: No alla guerra, speriamo di no, alla pace, cioè a vivere in una dimensione che quando un
sistema che coltiva su dei parametri assurdi tracollerà, quegli altri staranno già preparando, hanno
già preparato una coltura sostitutiva, alternativa, no?
P: Sì
V: Sì sì.
Z: Ed è interessante in questo senso, anzi, te lo do perché ce lo proprio sul computer, te lo posso
mandare via email, un capitolo del libro di Pallante, questo Maurizio Pallante, tra l’altro uno di
***? di Torino, però insomma, viene spesso a Firenze perché lavora nel forum energia che c’è a
Firenze, e ha scritto questo libro “La ricchezza ecologica” no, dove parla moltissimo del risparmio
energetico. E poi l’ultimo capitolo proprio s’intitola “i monasteri del terzo millennio” no?, e spiega
a modo suo proprio il senso di queste comunità ecovillaggi dove che sono una, dove c’è un
recupero, da un lato un recupero, dall’altro anche un’elaborazione di una coltura nuova che una
rielaborazione, un ritorno al passato no?
V: Sì sì.
Z: Con tutte le relazioni che ci possono essere fra le varie attività che ci sono in una comunità del genere perché i
contadini, appunto, non solo vendevano l’eccedente ma anche altre cose prodotte, con le… quindi c’è il discorso
dell’artigianato, di altri prodotti, no? Ci sono tante cose che puoi utilizzare sulla terra, fare oggetti, fare tante cose.
Quindi da un lato proprio il recupero di antiche attività però in una visione chiaramente del duemila, no?
V: Sì sì sì. No perché di solito quando uno senti questa parola pensa a qualcosa di arretrato, no?
N: Appunto… che il bosco, la foresta, è più produttiva di qualunque tipo di coltivazione agricola. Allora, pensare
a certe popolazioni indie come arretrate perché non avevano l’agricoltura così come si è fatto, è sembrato normale, no,
una cosa del genere. Però poi si scopre che sono anni, decenni ormai, che le varie agroindustrie, oppure le industrie del
farmaco, girano per questi boschi, con questa gente, a farsi, a chiedere “Ma a che serve quella pianta? A cosa
serve quella pianta?” e si scopre che …
Z: E poi le brevettano…
N: …gran parti dei brevetti di farmaci sono derivati da queste conoscenze…
V: In Amazzonia è così
N: … di gente che non era arretrata, semplicemente aveva sviluppato un altro tipo di coltura. Per
quale motivo coltivare quando, andando in giro, raccoglievano tutto quello di cui avevano
bisogno. Sia come fibra che come cibo che come medicine? Non avevano bisogno di costruire le
case in mattone, perché se le facevano in un'altra maniera. Però avevano tutto quello che li serviva.
V: Sì sì
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