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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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trasformazioni in corso ed erano molto insoddisfatti <strong>de</strong>lla direzione che esse avevano<br />

preso. Lo sfruttamento <strong>de</strong>i lavoratori tramite il contenimento <strong>de</strong>i salari sulla soglia <strong>de</strong>lla<br />

sussistenza, mentre i ricchi accumulavano guadagni che finanziavano l’industrializzazione,<br />

creava un conflitto con il proletariato. Ma nell’ottica capitalista ciò che veramente<br />

preoccupava erano le falle che cominciavano a minare la forza motrice fondamentale di<br />

tutta l’economia.<br />

“Le tre falle più evi<strong>de</strong>nti erano il ciclo commerciale <strong>de</strong>l rialzo e <strong>de</strong>l ribasso, la ten<strong>de</strong>nza<br />

<strong>de</strong>i profitti a diminuire, e – ciò che era poi lo stesso – l’impossibilità di investimenti redditizi”<br />

(HOBSBAWM, 1988:60). Il primo non era consi<strong>de</strong>rato un problema serio, ma il secondo<br />

sì e, per evitarlo, si investiva nella meccanizzazione, aumentando la produttività <strong>de</strong>lla<br />

manodopera; si dava la preferenza alla contrattazione di donne e bambini che percepivano<br />

salari ancora più bassi; si riducevano i costi <strong>de</strong>lla produzione, tramite la riduzione <strong>de</strong>i<br />

salari, la contrattazione di manodopera non specializzata e l’utilizzo maggiore <strong>de</strong>lle<br />

macchine. Ma esisteva un minimo fisiologico oltre al quale non si poteva andare, pena il<br />

non garantire la riproduzione fisica <strong>de</strong>i lavoratori. Per poter oltrepassare tale minimo era<br />

necessario diminuire il costo <strong>de</strong>lla vita, e con tale obiettivo gli impresari cominciarono a<br />

far pressione sul governo per abolire le leggi di protezione all’agricoltura, pensando che<br />

così il costo <strong>de</strong>lla vita sarebbe diminuito automaticamente. Ma questo non avvenne con la<br />

velocità attesa e ciò costrinse l’industria a meccanizzarsi ancora di più per compensare la<br />

diminuzione <strong>de</strong>i margini di profitto.<br />

Un altro fatto importante è che nessuna economia industriale può svilupparsi oltre<br />

certi limiti se non possie<strong>de</strong> una capacità a<strong>de</strong>guata di capitale-merce. Ma in un contesto di<br />

imprese private, l’investimento di capitale necessario è estremamente alto e non attrae gli<br />

investitori perché non esiste un mercato di massa per la sua produzione. Questi svantaggi<br />

colpivano particolarmente la metallurgia, specialmente la si<strong>de</strong>rurgia, ma non toccavano<br />

l’industria mineraria, principalmente costituita da miniere <strong>de</strong>l carbone, che era, allo stesso<br />

tempo, la principale energia motrice <strong>de</strong>lle industrie e il principale combustibile per uso<br />

domestico. L’industria <strong>de</strong>l carbone non chie<strong>de</strong>va e né passò per un’importante rivoluzione<br />

tecnologica, ma ebbe la forza sufficiente per diventare la responsabile per lo stimolo<br />

all’invenzione che avrebbe trasformato le industrie <strong>de</strong>lle materie prime: la ferrovia. Questa<br />

fu la risposta <strong>de</strong>ll’industria mineraria <strong>de</strong>l carbone alla necessità di trovare “mezzi a<strong>de</strong>guati<br />

per trasportare enormi quantità di carbone dal fronte carbonifero ai pozzi e specialmente dai<br />

pozzi ai punti di imbarco. Una soluzione semplice era la «tramvia» o la «strada ferrata» su cui<br />

far scorrere le ruote <strong>de</strong>i carrelli (…). La ferrovia è figlia <strong>de</strong>lla miniera, e in particolare <strong>de</strong>lla<br />

miniera di carbone <strong>de</strong>ll’Inghilterra settentrionale” (HOBSBAWM, 1988:66).<br />

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