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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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totale di ore <strong>de</strong>dicate ad esso, il tipo di attività, l’importanza <strong>de</strong>l lavoro svolto457, l’anarchico critica<br />

i metodi scelti dai collettivisti, ripren<strong>de</strong>ndo la tesi che il loro tipo di retribuzione altro non faceva<br />

che assicurare le stesse differenze di prima. Secondo lui, una “società che si [fosse] impadronita di<br />

tutta la ricchezza sociale e che proclamati come «tutti» [avessero] diritto a questa ricchezza, - non<br />

[importando] qual parte essi [avessero] avuta antece<strong>de</strong>ntemente nel crearla, - [sarebbe stata] costretta ad<br />

abbandonare ogni i<strong>de</strong>a di salariato, tanto in moneta che in buoni di lavoro, sotto qualunque forma lo<br />

[presentasse]” (KROPOTKIN, 1948:132). Non rimaneva, quindi, che una cosa: “collocare i<br />

«bisogni» al di sopra <strong>de</strong>lle «opere», e riconoscere dapprima il diritto alla vita – poi all’agiatezza – per<br />

tutti coloro che [avessero preso] una certa parte nella produzione” (KROPOTKIN, 1948:134). La<br />

conclusione non poteva che essere una soltanto: perché la prossima rivoluzione potesse essere<br />

sociale essa avrebbe dovuto essere comunista e anarchica.<br />

Nel quattordicesimo capitolo, Consumo e produzione, KROPOTKIN tratta <strong>de</strong>lla<br />

differenza di approccio tra l’economia tradizionale e quella proposta dal comunismo anarchico.<br />

Mentre per un economista tradizionale, prima di consumare era necessario produrre, il che voleva<br />

dire stabilire il primato <strong>de</strong>lla produzione sul consumo, dal punto di vista <strong>de</strong>l comunismo anarchico<br />

occorreva l’esatto opposto, cioè era la necessità di consumare che doveva stabilire che cosa, come<br />

e quanto produrre, stabilendo così il primato <strong>de</strong>l consumo sulla produzione, fatto che cambiava la<br />

logica <strong>de</strong>lla produzione e con essa il sistema economico. Infatti, da questo punto di vista, non si<br />

produceva più per il profitto ma per la soddisfazione <strong>de</strong>lle necessità <strong>de</strong>gli individui, fatto che<br />

esigeva il riordinamento <strong>de</strong>lla produzione come trattato anteriormente. Nelle sue parole,<br />

“pren<strong>de</strong>ndo come punto di partenza «i bisogni» <strong>de</strong>ll’individuo, si [arrivava] necessariamente al<br />

comunismo, come quell’organizzazione che [permetteva] il soddisfacimento di tutti questi bisogni nel<br />

modo più completo e più economico insieme. Mentre, partendo dalla produzione attuale e mirando<br />

solamente al guadagno o al plus-valore, senza però domandarsi se la produzione [rispon<strong>de</strong>va] al<br />

soddisfacimento <strong>de</strong>i bisogni, si [arrivava] necessariamente al capitalismo, o, tutto al più, al collettivismo<br />

– l’uno e l’altro non essendo che due forme diverse di salariato.<br />

Infatti, quando si [consi<strong>de</strong>ravano] i bisogni <strong>de</strong>ll’individuo e <strong>de</strong>lla società e i mezzi ai quali l’uomo<br />

[era] ricorso per soddisfarli, durante le sue varie fasi di sviluppo, si [rimaneva] convinti <strong>de</strong>lla necessità di<br />

unire solidariamente gli sforzi, invece di abbandonarli al caso <strong>de</strong>lla produzione attuale. Si<br />

[compren<strong>de</strong>va] che l’appropriazione, per opera di alcuni, di tutte le ricchezze non consumate e<br />

trasmettentesi da una generazione all’altra, non [era] fatta nell’interesse generale. Si [constatava] che in<br />

tal modo i bisogni <strong>de</strong>i tre quarti <strong>de</strong>lla società [rischiavano] di non essere soddisfatti, e la spesa eccessiva<br />

di forza umana non [era] che uno spreco inutile e criminoso” (KROPOTKIN, 1948:141/142).<br />

Il quindicesimo capitolo, Divisione <strong>de</strong>l lavoro, analizza la teoria economica che l’ha<br />

originata e <strong>de</strong>i suoi scopi (aumentare i guadagni sempre di più per arricchirsi il più possibile) e <strong>de</strong>i<br />

problemi che tale divisione recava ai lavoratori, e cioè, la perdita di controllo sul processo<br />

produttivo, l’alienazione <strong>de</strong>l lavoro, il disinteresse per il lavoro e di conseguenza gli scontri tra<br />

padroni e operai, gli scioperi e la lotta di classe. Tratta anche <strong>de</strong>lla tesi difesa da parte di un gruppo<br />

di economisti che condivi<strong>de</strong>va tale teoria sulla necessità di espan<strong>de</strong>re questa divisione anche tra le<br />

457 KROPOTKIN si sofferma a lungo proprio sulla questione <strong>de</strong>ll’importanza <strong>de</strong>l lavoro svolto, facendo<br />

notare tutte le difficoltà esistenti nel <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re come fare a stabilire quale lavoro fosse più importante,<br />

tanto all’interno di una attività economica quanto tra le diverse attività che compongono l’economia.<br />

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