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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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Trattando <strong>de</strong>l fiorire <strong>de</strong>lle città medioevali in quanto risultato di lotte tra forze che si<br />

accordavano tra loro, KROPOTKIN analizza il processo di costruzione <strong>de</strong>lle mura, <strong>de</strong>lla<br />

liberazione <strong>de</strong>l giogo <strong>de</strong>i signori feudali e <strong>de</strong>l diritto conquistato dalle assemblee popolari <strong>de</strong>lle<br />

città di eleggere il difensore militare <strong>de</strong>lla città e il supremo magistrato, fatti che die<strong>de</strong>ro alle<br />

assemblee autorità giuridica e amministrativa. L’altro elemento che die<strong>de</strong> libertà, unità di pensiero,<br />

azione e iniziativa alle città fu la nascita <strong>de</strong>lle corporazioni di mestieri o le fratellanze – le gil<strong>de</strong> –<br />

che raggruppavano quelli che si <strong>de</strong>dicavano a uno stesso mestiere e che si riunivano per un<br />

obiettivo comune, essendo molto forti i legami di solidarietà e il senso di uguaglianza esistenti tra i<br />

suoi integranti.<br />

Secondo KROPOTKIN, in queste fratellanze “i componenti si [trattavano] come fratelli, e si<br />

[davano] il nome di fratelli e sorelle; tutti essendo uguali davanti alla gilda. Essi posse<strong>de</strong>vano il «cheptel»<br />

(bestiame, terre, bastimenti, luoghi di coltivazione, o «fondi») in comune. Tutti i fratelli prestavano<br />

giuramento di dimenticare tutti gli antichi dissensi; e, senza imporsi reciprocamente di non litigare di<br />

nuovo, convenivano che nessuna lite doveva <strong>de</strong>generare in ven<strong>de</strong>tta o condurre ad un processo davanti<br />

ad altra corte fuori <strong>de</strong>l tribunale <strong>de</strong>gli stessi fratelli. Se uno era implicato in una contesa con un estraneo<br />

alla gilda, essa lo doveva sostenere, avesse egli ragione o torto (…). (…) Ma quando un fratello aveva<br />

mancato alla sua fe<strong>de</strong> verso i suoi fratelli <strong>de</strong>lla gilda, o verso altri, era escluso <strong>de</strong>lla fratellanza «con la<br />

fama di uomo da nulla»” (KROPOTKIN, 1992:208/209). Tali i<strong>de</strong>e si estesero poi per tutta la vita<br />

<strong>de</strong>l medioevo.<br />

L’anarchico tratta poi <strong>de</strong>ll’usanza <strong>de</strong>l giorno <strong>de</strong>l pasto comune – di solito realizzato il<br />

giorno <strong>de</strong>ll’elezione <strong>de</strong>gli arbitri o quello successivo – in quanto forma di affermazione <strong>de</strong>lla<br />

fratellanza, occasione in cui si discutevano i cambiamenti da portare agli statuti, si giudicavano le<br />

controversie tra fratelli e si rinnovava il giuramento alla gilda. Ciò che rafforzava sempre di più<br />

queste associazioni era il fatto che esse, oltre a essere associazioni per il mantenimento <strong>de</strong>lla<br />

giustizia, “rappresentavano associazioni per l’appoggio mutuo in tutte le circostanze e per tutti gli<br />

inci<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>lla vita, «con opera e consiglio»” (KROPOTKIN, 1992:212). Garantendo quindi, allo<br />

stesso tempo, sia la soddisfazione <strong>de</strong>l bisogno di unione che la possibilità <strong>de</strong>ll’iniziativa individuale,<br />

queste associazioni prosperarono e si rafforzarono fino a trovare un modo di fe<strong>de</strong>rare le unioni<br />

<strong>de</strong>lle gil<strong>de</strong> e <strong>de</strong>i comuni rurali, preservando la loro indipen<strong>de</strong>nza e avendo nell’autogiurisdizione il<br />

suo punto d’appoggio principale.<br />

Secondo KROPOTKIN, “il comune (…) era uno Stato in se stesso472. Aveva diritti di guerra e<br />

di pace, di fe<strong>de</strong>razione e di alleanza con i suoi vicini. Era sovrano nei propri affari e non si mischiava in<br />

quelli <strong>de</strong>gli altri. Il potere politico supremo poteva essere rimesso interamente ad un foro <strong>de</strong>mocratico<br />

(…) oppure (…) [essere] esercitato o usurpato da un’aristocrazia di mercanti od anche di nobili”<br />

(KROPOTKIN, 1992:214). La città veniva divisa in quartieri o sezioni, ciascuno <strong>de</strong>i quali<br />

costituiva un gruppo indipen<strong>de</strong>nte, abitato da persone di differenti posizioni sociali con un<br />

mestiere predominante. “La città <strong>de</strong>l medio evo ci [appariva] così una doppia fe<strong>de</strong>razione; dapprima,<br />

di tutti i capi di famiglia costituenti <strong>de</strong>lle piccole unioni territoriali – la strada, la parrocchia, la sezione –<br />

e poi <strong>de</strong>gli individui uniti da giuramento in gil<strong>de</strong> secondo le loro professioni; la prima era un prodotto<br />

<strong>de</strong>l comune rurale, origine <strong>de</strong>lla città, invece la seconda era una creazione posteriore di cui l’esistenza<br />

472 Questo, sottolinea KROPOTKIN più avanti, per quanto riguardava l’organizzazione interna <strong>de</strong>lla città.<br />

Nota mia.<br />

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