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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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tirannia imposta dalle abitudini e costumi come riconosce invece quelle imposte dai<br />

governi e dai regolamenti.<br />

Negli ultimi anni <strong>de</strong>lla sua vita ebbe una serie di problemi di salute. Nel 1914 lo<br />

scoppio <strong>de</strong>lla prima guerra mondiale lo separò improvvisamente dalla maggior parte <strong>de</strong>gli<br />

anarchici che rimasero contro la guerra, mentre lui prese posizione a favore <strong>de</strong>gli Alleati.<br />

La rottura con gli anarchici fu, secondo WOODCOCK, l’avvenimento più infelice <strong>de</strong>lla<br />

vita di KROPOTKIN. Nel marzo 1917 giunse la notizia che il popolo russo era insorto e<br />

la tirannia finita. KROPOTKIN ne fu felice e nell’estate di quell’anno, lasciò l’Inghilterra<br />

per tornare a Pietroburgo. Ma i quarant’anni che aveva trascorso all’estero l’avevano fatto<br />

per<strong>de</strong>re ogni contatto con la realtà russa, e non “capì in quanta misura la Rivoluzione di<br />

febbraio fosse stata motivata dalla stanchezza <strong>de</strong>lla guerra in un popolo coinvolto che non [la]<br />

capiva” (WOODCOCK, 1966:192). Cominciò così a esortare i russi a proseguire la guerra<br />

contro la Germania e questo suo atteggiamento lo isolò di tutta la sinistra. Rapidamente<br />

KROPOTKIN divenne una figura priva di significato e il suo riavvicinamento agli<br />

anarchici si die<strong>de</strong> solo con l’avvento <strong>de</strong>i bolscevichi al potere, dopo la Rivoluzione<br />

d’ottobre.<br />

In questa ultima fase <strong>de</strong>lla sua vita, il documento più importante da lui prodotto fu<br />

la Lettera ai lavoratori di tutto il mondo, in cui KROPOTKIN “distingueva nettamente la sua<br />

posizione da quella di coloro che si proponevano di distruggere i bolscevichi mediante il<br />

ricorso ad una forza esterna, ed esortava tutti gli elementi progressisti nei paesi occi<strong>de</strong>ntali a<br />

porre fine al blocco e alla guerra d’intervento, che avrebbero soltanto rafforzato la dittatura e<br />

reso più difficile il compito a quei russi che stavano lavorando a una genuina ricostruzione<br />

sociale. Illustrava poi la sua visione anarchica di una Russia organizzata sulla base di un’unione<br />

fe<strong>de</strong>rale di libere comuni, città e regioni, ed esortava gli uomini di altri paesi ad imparare dagli<br />

errori <strong>de</strong>lla Rivoluzione russa. Lodava alcuni aspetti di quest’ultima, in particolare i grandi<br />

passi fatti verso l’eguaglianza economica e l’i<strong>de</strong>a originale <strong>de</strong>i Soviet come istituzione che<br />

avrebbe portato alla diretta partecipazione <strong>de</strong>i produttori all’amministrazione <strong>de</strong>i loro campi<br />

d’attività. Ma osservava che, una volta caduti sotto il controllo di una dittatura politica, i<br />

Soviet dovevano ridursi alla funzione passiva di strumenti <strong>de</strong>ll'autorità” (WOODCOCK,<br />

1966:193).<br />

Nonostante tutto, KROPOTKIN era ancora ottimista, cre<strong>de</strong>va in una rinascita <strong>de</strong>l<br />

socialismo “ed esortava i lavoratori a fondare una nuova Internazionale, <strong>de</strong>l tutto<br />

indipen<strong>de</strong>nte dai partiti politici e fondata su sindacati liberamente organizzati e miranti alla<br />

liberazione <strong>de</strong>lla produzione dal «suo presente asservimento al capitale»” (WOODCOCK,<br />

1966:193). Ma non riuscì a cambiare gli eventi successivi.<br />

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