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DOTTORATO DI RICERCA - Departamento de Geografia

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osco, lo coltiva con la zappa e con l’aratro, secondo i metodi, più o meno razionali, <strong>de</strong>lla<br />

nostra agricoltura popolare” (ROSSI, 1891:123).<br />

Oltre a sottolineare la differenza di pratica agricola – e conseguentemente di uso <strong>de</strong>l<br />

suolo e di rapporto con il territorio – Rossi si <strong>de</strong>dica all’esposizione di informazioni<br />

<strong>de</strong>ttagliate sulla fertilità e la composizione <strong>de</strong>l terreno; tipi, metodi ed epoche di<br />

piantagioni a seconda <strong>de</strong>l prodotto; intervallo tra la semina e il raccolto; capacità di<br />

produzione per ettaro, ecc. Tratta anche <strong>de</strong>i prodotti preferibilmente coltivati a seconda<br />

<strong>de</strong>lla nazionalità <strong>de</strong>i coloni, informando che i russi, i te<strong>de</strong>schi e i polacchi coltivavano la<br />

segale e il riso, mentre gli italiani il mais bianco, i fagioli e l’uva Isabel (per la produzione<br />

<strong>de</strong>l vino), oltre ai primi tentativi di coltivazione <strong>de</strong>l grano. Infine, informa che il periodo<br />

migliore per cominciare a preparare il terreno era agosto, per seminare novembre e per la<br />

raccolta aprile. Tratta infine <strong>de</strong>ll’allevamento <strong>de</strong>l bestiame di razze diverse – lasciato<br />

pascolare liberamente ovunque – <strong>de</strong>lla sua commercializzazione e di un’industrializzazione<br />

ancora incipiente, sottolineando positivamente l’inesistenza di malattie epi<strong>de</strong>miche tra gli<br />

animali. Nel suo racconto, si nota una certa perplessità davanti al «modo primitivo ma<br />

estremamente economico» con cui si creava la ricchezza locale.<br />

Tornando alla Colonia Cecilia, una volta scelti i lotti e adottata come abitazione<br />

provvisoria una piccola casa di legno che vi trovarono <strong>de</strong>serta, Rossi e Bene<strong>de</strong>tti furono<br />

raggiunti dal resto <strong>de</strong>l gruppo. L’utopia muoveva così i suoi primi passi nel cammino <strong>de</strong>lla<br />

sua realizzazione: nasceva, in quel momento, la Colonia Cecilia, senza programmi né<br />

piani di organizzazione previamente stabiliti: gli anarchici avrebbero cercato,<br />

sperimentalmente, una forma di convivenza sociale che più corrispon<strong>de</strong>sse alle loro<br />

aspirazioni di giustizia e libertà.<br />

“Erano i primi di Aprile 1890. Il lavoro al quale tosto si accinsero i pionieri, fu di pulire<br />

la loro nuova dimora, e prepararvi un giaciglio di verdi felci, sulle quali dormirono,<br />

imperfettamente coperti dai loro mantelli.<br />

L’indomani, e nei giorni successivi, accomodarono un po’ meno peggio i loro giacigli di<br />

legna ed erbe secche, improvvisarono un focolare, pulirono intorno alla casetta,<br />

<strong>de</strong>terminarono le più vicine sorgenti d’acqua e fecero qualche colpo di fucile per i loro pasti<br />

frugalissimi.<br />

In seguito, e cioè nei primi sei mesi di dimora, fu provvista di un poco di mobilio la<br />

casa, e fu una gran<strong>de</strong> soddisfazione quando potemmo farci <strong>de</strong>lle bran<strong>de</strong>, <strong>de</strong>i pagliericci, <strong>de</strong>lle<br />

piccole e sempre insufficienti coperte. Si stabilì un orticello; si ripararono e si ingrandirono gli<br />

steccati di difesa contro il bestiame vagante; si impiantò una vigna a fossati, seminando<br />

fagiuoli e patate negli interfilari; si preparò <strong>de</strong>l legname per costruire un’altra casa; si fabbricò<br />

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