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J. Aumann, LA SPIRITUALITA' CRISTIANA ... - Preticattolici.it

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all'elegante stile caratteristico di tante chiese abbaziali e r<strong>it</strong>ornarono<br />

alle linee pure della natura che esprime la semplic<strong>it</strong>à della bellezza.<br />

Nel campo delle relazioni umane, seguendo l'esempio di S. Bernardo,<br />

di Guglielmo di S. Thierry e specialmente di S. Aelredo, offrirono un<br />

esempio di autentica amicizia spi37 r<strong>it</strong>uale nell'ambiente (milieu)<br />

monastico .<br />

36 Cf. J. LECLERCQ et al., op. c<strong>it</strong>., p. 187; J. M. MATTOSO, « Espir<strong>it</strong>ualidad monéstica medieval »,<br />

in Historia de la Espir<strong>it</strong>ualidad, vol. 1, p. 895.<br />

37 Cf. L'introduzione a J. Dubois, De l'am<strong>it</strong>ié spir<strong>it</strong>uelle, Bruges 1948.<br />

Un'altra caratteristica dei Cistercensi fu il loro prudente<br />

adattamento delle osservanze monastiche. Appropriatisi dei vantaggi<br />

delle pratiche tradizionali, i Cistercensi non es<strong>it</strong>arono ad abbandonare<br />

o cambiare quegli elementi che non servivano più allo scopo per cui<br />

erano stati ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i, preservando sempre le pure sorgenti monastiche.<br />

Questo, comunque, non condusse ad un aspro individualismo, poiché<br />

gli statuti fondamentali della v<strong>it</strong>a cistercense erano rigorosamente<br />

osservati da tutti i monasteri, mentre era permesso ai singoli abati di<br />

apportare le modifiche necessarie secondo le richieste delle esigenze<br />

pratiche. Due altre caratteristiche della v<strong>it</strong>a cistercense erano la<br />

povertà e il lavoro manuale. Per i Cistercensi la povertà andava oltre il<br />

distacco interiore e l'annientamento dello spir<strong>it</strong>o di possesso; come<br />

tutti i monaci, i Cistercensi praticavano la povertà come virtù<br />

personale, mezzo di privazione e di ascetismo. Essi non arrivarono<br />

agli estremi che i frati mendicanti avrebbero proposto nel XIII secolo,<br />

ma diedero un nuovo significato al concetto di povertà monastica. Il<br />

lavoro manuale, infatti, era considerato come logica conseguenza<br />

della povertà.<br />

S. Benedetto aveva scr<strong>it</strong>to nella sua regola che i monaci non<br />

dovevano scandalizzarsi se le condizioni locali o la loro povertà<br />

rendevano necessario l'esercizio di qualsiasi tipo di lavoro perché<br />

quando vivono del lavoro delle loro mani, allora sono veri monaci (cap.<br />

48). I Cistercensi, desiderosi di essere « veri monaci », considerarono il<br />

lavoro manuale elemento essenziale della loro v<strong>it</strong>a. Infatti, tale lavoro,<br />

per i Cistercensi, era tanto essenziale alla v<strong>it</strong>a monastica quanto la<br />

preghiera l<strong>it</strong>urgica e la lectio divina. Tuttavia, con la comparsa dei<br />

fratelli laici o conversi, si creò un certo scompenso in questa triplice<br />

divisione dell'attiv<strong>it</strong>à monastica cistercense.<br />

Infine, e forse come risultato delle caratteristiche precedenti, la v<strong>it</strong>a<br />

cistercense era molto semplice. Se si considera la loro l<strong>it</strong>urgia,<br />

drasticamente ridotta e semplificata, o la loro arch<strong>it</strong>ettura o il loro<br />

stile di v<strong>it</strong>a, si nota una semplic<strong>it</strong>à ricca di discrezione. Allontanando<br />

ogni pompa e cerimonia inutile ed ev<strong>it</strong>ando ogni traccia di

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