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J. Aumann, LA SPIRITUALITA' CRISTIANA ... - Preticattolici.it

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del cuore » ". L'anima è trasformata in Dio. Gerson sceglie le<br />

parole adatte con grande cura quando si accinge a descrivere<br />

questa trasformazione. In nessun caso l'anima può perdere la sua<br />

ident<strong>it</strong>à o il suo essere; di conseguenza, la trasformazione<br />

dell'anima in Dio non può essere mai intesa come il suo r<strong>it</strong>orno<br />

all'esemplare eterno nella mente di Dio; né l'amore con cui questa<br />

trasformazione è effettuata può essere identificato con lo Spir<strong>it</strong>o<br />

Santo (Pietro Lombardo); non può essere paragonato alla<br />

trasformazione di una goccia di acqua che cade in un calice di<br />

vino, o alla trasformazione del pane e del vino nel Corpo e nel<br />

Sangue di Cristo, durante la Messa. Tutte queste comparazioni<br />

Gersone le mette da parte, pur r<strong>it</strong>enendo che non tutte debbano<br />

essere necessariamente condannate.<br />

L'unione estatica della contemplazione, risultato della<br />

trasformazione dell'anima, è un atto di amore: essa unisce l'anima<br />

a Dio in una conform<strong>it</strong>à di volontà. Nonostante l'intima unione, il<br />

mistico conserva sempre la sua ident<strong>it</strong>à e la sua personal<strong>it</strong>à.<br />

Chiedendosi a quale punto la volontà del mistico si sottomette<br />

alla volontà di Dio, Gersone r<strong>it</strong>iene che è un insegnamento<br />

pericoloso (sebbene, forse, ammissibile) cercare di identificare la<br />

volontà deH'uomo con la volontà « permissiva » di Dio, dove il<br />

peccato è « permesso » da Dio o le anime sono dannate, così che<br />

un mistico possa « volere » i suoi peccati passati o la sua<br />

dannazione. Qui Gersone, a quanto pare, si riferisce a quei mistici<br />

che sostengono che, poiché Dio vuole in qualche modo i peccati<br />

che uno commette, gli stessi mistici non dovrebbero desiderare di<br />

non averli commessi (Eckhart) `.<br />

Bisogna anche notare che, sebbene Gerson sostenga il primato<br />

dell'amore nella contemplazione e nell'unione estatica, egli non<br />

esclude la conoscenza. Riconosce che l'anima non può, senza<br />

alcuna conoscenza previa, raggiungere Dio e godere l'unione<br />

intima con Lui. Gerson, dunque, riconosce la necess<strong>it</strong>à,<br />

nell'unione mistica di contemplazione, sia della conoscenza che<br />

dell'amore, ma conclude che poiché la maggior parte degli effetti<br />

della contemplazione sono effetti della car<strong>it</strong>à, la contemplazione<br />

stessa, come « preghiera perfetta », è la perfezione della car<strong>it</strong>à.<br />

R<strong>it</strong>ornando alle questioni pratiche circa le condizioni ed i<br />

70 Opera omnia, vol. 3, pp. 390-393; 457-46771 Cf. op. c<strong>it</strong>., vol. 3> pp. 390-393; 457-467.<br />

mezzi per ottenere l'unione mistica o la contemplazione, Gersone<br />

afferma che il mezzo più importante è la pratíca fedele della<br />

med<strong>it</strong>azione. Per med<strong>it</strong>azione egli intende la considerazione delle

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