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PDF QUI - nonsolofantasy

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aveva lasciato da parte le sue responsabilità per breve tempo e aveva lavorato a<br />

quella fucina.<br />

Tu sei come un lupo, marito. Faile gli aveva detto quello, riferendosi a<br />

quanto diventava concentrato. Quella era una cosa da lupi; potevano conoscere il<br />

passato e il futuro, tuttavia mantenere la loro attenzione sulla caccia. Lui<br />

poteva fare lo stesso? Permettere a sé stesso di consumarsi quando necessario,<br />

tuttavia mantenere l'equilibrio in altre parti della sua vita?<br />

Il lavoro cominciò ad assorbirlo. Il battito ritmico del martello sul<br />

metallo. Appiattì il pezzo di ferro, rimettendolo ogni tanto tra i tizzoni e<br />

tirandone fuori un altro, lavorando su diversi ferri di cavallo allo stesso<br />

tempo. Vicino aveva le misure per le dimensioni di ciò che era necessario. Piegò<br />

lentamente il metallo contro il lato dell'incudine, dandogli forma. Le sue<br />

braccia iniziarono a sudare, la sua faccia riscaldata dal fuoco e dal lavoro.<br />

Neald e Grady arrivarono, assieme alle Sapienti e a Masuri. Mentre Perrin<br />

lavorava, li notò inviare Sulin attraverso un passaggio per controllare i Manti<br />

Bianchi. Lei tornò poco tempo dopo, ma ritardò il suo rapporto, dal momento che<br />

Perrin era occupato col suo lavoro.<br />

Perrin tenne in alto un ferro di cavallo, poi si accigliò. Questo non era un<br />

lavoro abbastanza difficile. Lo calmava, sì, ma oggi voleva qualcosa di più<br />

impegnativo. Provava un bisogno di creare, come per riequilibrare la distruzione<br />

che aveva visto nel mondo, la distruzione che aveva aiutato a creare. Cerano<br />

diversi lunghi pezzi di acciaio non lavorato impilati accanto alla forgia,<br />

probabilmente in attesa di essere trasformati in spade per gli ex profughi.<br />

Perrin ne prese diversi e li mise fra i carboni ardenti. Questa forgia non<br />

era buona come quella a cui era abituato; anche se aveva un mantice e tre barili<br />

per temprare, il vento raffreddava il metallo e i carboni non si riscaldavano<br />

quanto avrebbe preferito. Osservò con insoddisfazione.<br />

«Posso aiutarti con quello, lord Perrin» disse Neald da un lato. «Riscaldare<br />

il metallo, se vuoi.»<br />

Perrin lo squadrò, poi annuì. Tirò fuori una barra di acciaio, tenendola in<br />

alto con le sue pinze. «Voglio un bel giallo-rosso. Non così caldo da diventare<br />

bianco, bada.»<br />

Neald annuì. Perrin mise la barra sull'incudine, tirò fuori il suo martello e<br />

ricominciò a battere. Neald rimase da un lato, concentrandosi.<br />

Perrin si perse nel lavoro. Forgiare l'acciaio. Tutto il resto svanì. Il<br />

ritmo costante dei colpi di martello sul metallo, come il battito del suo cuore.<br />

Quel metallo scintillante, caldo e pericoloso. In quella concentrazione, Perrin<br />

trovò chiarezza. Il mondo si stava incrinando, rompendosi ogni giorno di più.<br />

Aveva bisogno d'aiuto, proprio ora. Una volta che una cosa era andata in<br />

frantumi, non potevi rimetterla assieme.<br />

«Neald» disse la voce di Grady. Era urgente, ma distante per Perrin. «Neald,<br />

cosa stai facendo?»<br />

«Non lo so» rispose Neald. «Sento che è la cosa giusta.»<br />

Perrin continuava a martellare, sempre più forte. Piegò il metallo,<br />

appiattendo pezzi l'uno contro l'altro. Era meraviglioso il modo in cui<br />

l'Asha'man lo manteneva proprio alla giusta temperatura. Questo liberava Perrin<br />

dal doversi affidare solo a pochi attimi di temperatura perfetta tra un<br />

riscaldamento e l'altro.<br />

Il metallo sembrava fluire, quasi come modellato dalla sua sola volontà. Cosa<br />

stava facendo? Prese le altre due sbarre dalle fiamme, poi iniziò ad alternare<br />

le tre. La prima e più grande la piegò su sé stessa, modellandola, usando un<br />

procedimento noto come restringimento in cui ne accresceva la circonferenza. Ne<br />

fece una grossa palla, poi vi aggiunse altro acciaio finché non fu quasi delle<br />

dimensioni della testa di un uomo. La seconda la tirò, rendendola lunga e<br />

sottile, poi la piegò in una stretta verga. L'ultimo pezzo, il più piccolo, lo<br />

appiattì.<br />

Inspirò ed espirò, i suoi polmoni che sgobbavano come mantici. Il suo sudore<br />

era come le acque per temprare. Le sue braccia erano come l'incudine. Lui era la<br />

forgia.<br />

«Sapienti, ho bisogno di un circolo» disse Neald in tono urgente. «Ora. Non<br />

discutete! Mi serve!»<br />

Delle scintille iniziarono a volare mentre Perrin martellava. Piogge più<br />

grandi a ogni colpo. Perrin percepì qualcosa filtrare da lui, come se ogni colpo<br />

infondesse il metallo con la sua stessa forza e anche con le sue sensazioni. Sia

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