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PDF QUI - nonsolofantasy

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dopo che si era praticamente messo nelle mani di Asunawa.<br />

Galad non provava alcun astio verso gli esploratori che lo avevano tradito.<br />

Gli Inquisitori erano una valida fonte di autorità tra i Figli e senza dubbio le<br />

loro menzogne erano state convincenti. No, quello con cui era adirato era<br />

Asunawa, che prendeva quello che era vero e lo infangava. C'erano molti che lo<br />

facevano al mondo, ma i Figli sarebbero dovuti essere diversi.<br />

Presto gli Inquisitori sarebbero venuti per lui e allora il vero prezzo per<br />

salvare i suoi uomini sarebbe stato esatto con i loro uncini e coltelli. Era<br />

stato consapevole di quel prezzo quando aveva preso la sua decisione. In un<br />

certo senso aveva vinto, poiché aveva manipolato la situazione nel modo<br />

migliore.<br />

L’altro modo per assicurare la sua vittoria era attenersi alla verità sotto<br />

il loro interrogatorio. Negare di essere un Amico delle Tenebre fino al suo<br />

ultimo respiro. Sarebbe stato difficile, ma sarebbe stato giusto.<br />

Si costrinse a mettersi a sedere, aspettandosi - e sopportando - le vertigini<br />

e la nausea. Tastò attorno a sé. Le sue gambe erano incatenate assieme, e quella<br />

catena era assicurata a un grosso chiodo che era stato conficcato in profondità<br />

nel terreno, penetrando<br />

il ruvido pavimento di tela della tenda.<br />

Cercò di strattonarlo via, per non lasciare nulla di intentato.<br />

Tirò così forte che i suoi muscoli cedettero e per poco non svenne. Una volta<br />

ripresosi, strisciò fino al lato della tenda. Le sue catene gli davano<br />

abbastanza gioco da raggiungere i lembi. Prese uno dei legacci di stoffa - usati<br />

per tenere su i lembi quando erano aperti - e vi sputò sopra. Poi, in modo<br />

metodico, si pulì via la sporcizia e il sangue dalla faccia.<br />

Quella pulizia gli diede uno scopo, lo tenne in movimento e gli diede modo di<br />

non pensare al dolore. Strofinò via con cautela il sangue incrostato da guancia<br />

e naso. Era difficile; aveva la bocca secca. Si morse la lingua per ottenere<br />

della saliva. I legacci non erano di tela, ma di un materiale più leggero.<br />

Odoravano di polvere.<br />

Sputò su un pezzo nuovo, poi intrise la stoffa con quello sputo. La ferita<br />

alla testa, lo sporco che aveva in faccia... queste cose erano segni di vittoria<br />

per gli Inquisitori. Lui non li avrebbe lasciati. Si sarebbe sottoposto alle<br />

loro torture col volto pulito.<br />

Udì delle urla di fuori. Uomini che si preparavano a smontare il campo.<br />

Questo avrebbe ritardato il loro interrogatorio? Ne dubitava. Smontare il campo<br />

poteva richiedere ore. Galad continuò a pulirsi, insozzando entrambi i legacci<br />

in tutta la loro lunghezza, usando quel lavoro come una sorta di rituale, uno<br />

schema ritmico che gli desse qualcosa per concentrarsi e meditare. Il suo mal di<br />

testa diminuì, i dolori nel suo corpo divennero meno significativi.<br />

Lui non sarebbe fuggito. Perfino se fosse riuscito a scappare, la fuga<br />

avrebbe invalidato il suo accordo con Asunawa. Ma lui avrebbe affrontato i suoi<br />

nemici con rispetto per sé stesso.<br />

Mentre terminava, udì voci fuori dalla tenda. Stavano venendo per lui.<br />

Arrancò in silenzio di nuovo fino al chiodo nel terreno. Prendendo un respiro<br />

profondo nonostante il dolore, rotolò in ginocchio. Poi prese la testa dello<br />

spuntone di ferro nella sua mano sinistra e spinse, issandosi in piedi.<br />

Barcollò, poi si stabilizzò, mettendosi completamente dritto. I suoi dolori<br />

non erano nulla adesso. Aveva subito morsi di insetto che erano stati peggiori.<br />

Divaricò i piedi in una posa da guerriero, le mani tenute davanti a sé con i<br />

polsi incrociati. Aprì gli occhi, la schiena dritta, fissando i lembi delle<br />

tende. Non era<br />

il mantello, l'uniforme, il blasone o la spada a fare un uomo. Era<br />

il modo in cui si comportava.<br />

I lembi frusciarono, poi si aprirono. La luce esterna era brillante agli<br />

occhi di Galad, ma lui non sbattè le palpebre. Non sussultò.<br />

Delle sagome si mossero contro un cielo coperto. Esitarono, in controluce.<br />

Poteva capire che erano sorpresi di vederlo lì in piedi.<br />

«Luce!» esclamò uno. «Damodred, come fai a essere sveglio?» Inaspettatamente,<br />

quella voce era familiare.<br />

«Trom?» chiese Galad, la sua voce roca.<br />

Degli uomini si riversarono nella stanza. Mentre i suoi occhi si adattavano,<br />

Galad distinse il tarchiato Trom, assieme a Bomhald e Byar. Trom armeggiò con un<br />

mazzo di chiavi.

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