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[ sendas de freire ] - Institutpaulofreire.org

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por la política en primera persona y en relación con otras y otros en<br />

los lugares <strong>de</strong> intercambio formativo y en las experiencias educativas?<br />

¿Cómo abrir conflictos no <strong>de</strong>structivos con hombres y otras mujeres<br />

sobre el sentido <strong>de</strong>l educar, <strong>de</strong>l enseñar y apren<strong>de</strong>r con libertad?<br />

Le nostre società cosid<strong>de</strong>tte avanzate e <strong>de</strong>mocratiche spingono<br />

noi donne ad integrarci nella vita pubblica, a studiare a lavorare, a<br />

partecipare alla vita politica, promuovono la nostra presenza e il nostro<br />

protagonismo, e nelle più giovani tutto questo è vissuto come qualcosa<br />

di normale, di naturale, qualcosa che loro sono pronte a tradurre<br />

nel linguaggio <strong>de</strong>i diritti (“ne abbiamo diritto”). Resta nell’ombra il<br />

senso, il senso libero <strong>de</strong>lla nostra presenza, in un mondo che per molti<br />

aspetti è ancora a misura maschile. Rischiamo di ve<strong>de</strong>re ca<strong>de</strong>re nell’insignificanza<br />

o in una posizione imitativa la nostra originalità di essere<br />

donne, di non poter mettere nel mondo il nostro di più, ossia quella<br />

“competenza ad esserci”, come la chiama la teologa svizzera Ina Proetorius,<br />

che è sapienza pratica <strong>de</strong>lla vita e capacità di accompagnare la<br />

vita e di nutrirla con la ricchezza <strong>de</strong>lla lingua materna, una lingua che<br />

non si confina nei linguaggi specialistici e mostra il mondo nella sua<br />

varietà. E il successo, la competizione, il potere, i rapporti di forza, il<br />

<strong>de</strong>naro, gli specialismi, rischiano di diventare anche le nostre misure.<br />

Misure di donne emancipate ma non libere. Quando invece perfino<br />

uno scienziato sociale autorevole come Alain Touraine non auspica<br />

l’uguaglianza <strong>de</strong>lle donne agli uomini, ma anzi sottolinea che oggi le<br />

donne più che gli uomini hanno la capacità di comportarsi come soggetti,<br />

in quanto portatrici <strong>de</strong>ll’i<strong>de</strong>ale storico <strong>de</strong>lla ricomposizione <strong>de</strong>l<br />

mondo e <strong>de</strong>l superamento di antichi dualismi (mente/corpo, natura/<br />

cultura, oggetto/soggetto ecc.), e perché con il loro agire individuale e<br />

collettivo aprono anche per altri la possibilità di essere soggetti creatori<br />

e liberatori di se stessi.<br />

Viviamo in uno scenario dominato dall’i<strong>de</strong>ologia e dalla retorica<br />

<strong>de</strong>l pluralismo <strong>de</strong>lle differenze, che copre di un velo di irreale la nostra<br />

realtà vivente. Il corpo sociale e l’umanità sono dispersi in una pluralità<br />

in<strong>de</strong>finita di differenze seriali, a cui i<strong>de</strong>almente o volontaristicamente<br />

si ten<strong>de</strong> a dare ugual valore, uguale dignità, a riconoscere uguali diritti,<br />

quando al contrario nella realtà le differenze si trasformano in gravi<br />

disuguaglianze. E questa coperta-copertura paritaria toglie terreno alla<br />

possibilità di aprire anche tra donne e uomini conflitti sul senso <strong>de</strong>lle<br />

cose e ren<strong>de</strong>rli incisivi per la modificazione <strong>de</strong>lla realtà.<br />

Alain Touraine, Le mon<strong>de</strong> <strong>de</strong>s femmes, Fayard, Paris, 00

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