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[ sendas de freire ] - Institutpaulofreire.org

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a stare nella condizione di chi accetta di non capire, di non sapere e<br />

tuttavia è disponibile all’imprevisto, ad accettare un disarmo fecondo,<br />

che può trasformare la croce in un crocevia da cui si diparte un nuovo<br />

cammino.<br />

Stare alla prova <strong>de</strong>lla differenza è anche ciò a cui siamo chiamati<br />

come adulte/adulti che educano e che insegnano a persone giovani, in<br />

un tempo come il nostro che possiamo <strong>de</strong>finire di “trasmissione interrotta”,<br />

di interruzione <strong>de</strong>l passaggio di tradizioni culturali alle nuove<br />

generazioni. Mentre siamo costrette a riconoscere che i modi tradizionali<br />

<strong>de</strong>lla trasmissione non funzionano più – l’autoritarismo, la logica<br />

<strong>de</strong>l controllo ecc. -, ci interroghiamo anche sulla differenza di essere<br />

giovane, su cosa significa per un giovane stare nel mondo di oggi, un<br />

mondo che promette falsamente opportunità infinite anche attraverso<br />

l’istruzione e la formazione lifelong, ma rimane intrappolato in meccanismi<br />

produttivistici e utilitaristici che inducono passioni tristi e hanno<br />

cambiato il senso <strong>de</strong>lla cultura e <strong>de</strong>ll’insegnare/appren<strong>de</strong>re, riducendoli<br />

a merce. Anche di fronte a questa differenza generazionale si apre<br />

un bivio, e si fa pressante la necessità di inventare ponti, mediazioni, di<br />

trovare nuovi gesti e nuove parole, togliendo il troppo pieno da cui siamo<br />

oberati, troppe regole, troppa fretta, troppe procedure, troppa ubbidienza<br />

o troppa indifferenza; e, non ultimo, troppo mercato e troppa<br />

retorica <strong>de</strong>lle opportunità illimitate, che tolgono al singolo la capacità,<br />

la responsabilità e il gusto di trovare la propria “vocazione” personale<br />

nella concreta realtà <strong>de</strong>i vincoli e <strong>de</strong>lle possibilità in cui si sviluppa la<br />

sua esistenza. E mi viene in mente la proposta <strong>de</strong>l College povero di<br />

Virginia Woolf 8 (Le tre ghinee) per quella sua indicazione a pensare<br />

l’istruzione per le ragazze su basi radicalmente diverse. Un college che<br />

non imiti le forme storiche, esclu<strong>de</strong>nti e competitive <strong>de</strong>ll’istruzione<br />

maschile; che si possa creare e mantenere con poca spesa e non insegni<br />

l’arte di dominare sugli altri, a segregare, a specializzare, al contrario<br />

abbia lo scopo di insegnare le arti <strong>de</strong>l vivere e convivere umanamente,<br />

di integrare , “di far lavorare insieme mente e corpo e scoprire da quali<br />

nuove combinazioni possono nascere unità che rendono buona la vita<br />

umana”, e dove sia impara perché è bello imparare. Un college come<br />

forma di vita e di società libere: “una società che non è impacchettata<br />

in tristi ordini di ricchi e poveri, di intelligenti e stupidi; ma dove tutti<br />

i diversi gradi e tipi di valore <strong>de</strong>lla mente, <strong>de</strong>l corpo e <strong>de</strong>ll’anima pos-<br />

v. M. Benasayag-G. Schmit, L’epoca <strong>de</strong>lle passioni tristi, Feltrinelli, Milano 00<br />

8 Virginia Woolf, Three Guineas, Quentin Bell, London 9 8.

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