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Il Corano e la Bibbia alla luce della storia e della scienza (Campbell)

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<strong>Il</strong> <strong>Corano</strong> e <strong>la</strong> <strong>Bibbia</strong><br />

Lo studioso ebreo Umberto Cassuto è arrivato al<strong>la</strong> stessa<br />

conclusione. Egli dedica sei capitoli del<strong>la</strong> sua opera The<br />

Documentary Hypothesis all’esame dei cinque argomenti maggiori<br />

di cui si serve l’alta critica per dimostrare che Mosè non ha potuto<br />

scrivere <strong>la</strong> Torà. Egli paragona queste cinque ragioni a dei pi<strong>la</strong>stri<br />

che sostengono un edificio. Ecco <strong>la</strong> conclusione di Cassuto a<br />

proposito dei “pi<strong>la</strong>stri” dell’ipotesi documentaria:<br />

Non ho dimostrato che i pi<strong>la</strong>stri erano deboli e che ciascuno<br />

di essi si era rive<strong>la</strong>to incapace di costituire un sostegno<br />

decisivo per <strong>la</strong> teoria in questione, ma ho dimostrato che<br />

essi non erano affatto dei pi<strong>la</strong>stri, che nemmeno esistevano,<br />

che rive<strong>la</strong>vano pura immaginazione.<br />

<strong>Il</strong> nostro studio sommario ci ha portati ad esaminare solo quattro<br />

punti o quattro pi<strong>la</strong>stri, ma penso di poter affermare di essere<br />

arrivati al<strong>la</strong> stessa conclusione di Cassato: Non sono pi<strong>la</strong>stri, non<br />

esistono, rive<strong>la</strong>no pura immaginazione.<br />

In fin dei conti dobbiamo prendere co<strong>scienza</strong> che questa ipotesi<br />

fa pesare sugli Ebrei un giudizio che pochi tra noi sarebbero pronti<br />

a sostenere. Per questa ipotesi TUTTI i Giudei, dal tempo di Mosè<br />

fino a quello di Cristo, furono disonesti; non furono uomini che<br />

temevano Dio e che fecero di tutto per difendere <strong>la</strong> vera Torà e<br />

preservarne delle copie autentiche. <strong>Il</strong> <strong>Corano</strong> stesso non prende il<br />

rischio di dare sugli Ebrei del<strong>la</strong> Mecca e di Medina un tale giudizio.<br />

Come abbiamo constatato nel precedente capitolo, il <strong>Corano</strong><br />

ammetteva che certi Ebrei erano onesti e sinceri nel<strong>la</strong> pratica del<strong>la</strong><br />

loro religione. La Sura Al-A’râf 7:159 del periodo meccano tardivo<br />

dichiara:<br />

E tra il popolo di Mosè, c’è gente che si dirige con <strong>la</strong> verità e<br />

in base ad essa agisce con giustizia.<br />

L’ipotesi documentaria che pretende che Mosè non abbia scritto <strong>la</strong><br />

Torà è chiaramente falsa; alcuni uomini tuttavia hanno sottoscritto<br />

le sue conclusioni perché hanno adottato dei presupposti sbagliati<br />

nel<strong>la</strong> loro analisi delle Scritture. Quando esaminiamo <strong>la</strong> <strong>Bibbia</strong> e il<br />

<strong>Corano</strong> faremmo bene a seguire i passi di Coleridge, questo genio<br />

letterario che fu anche un critico fuori del comune. È da molto<br />

tempo che egli ha definito le regole che devono presiedere ad ogni<br />

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