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Il Corano e la Bibbia alla luce della storia e della scienza (Campbell)

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<strong>Il</strong> <strong>Corano</strong> e <strong>la</strong> <strong>Bibbia</strong><br />

sapete che è per grazia che siete stati salvati, non per le vostre<br />

opere (citazione di Efesini 2:8).<br />

Dalle parole in grassetto si evidenzia che Policarpo credeva<br />

fermamente nel<strong>la</strong> dottrina del Vangelo. Nel<strong>la</strong> sua breve lettera<br />

di circa sette pagine, egli cita dieci dei ventisette libri del Nuovo<br />

Testamento, di cui: il Vangelo secondo Matteo, il libro degli Atti,<br />

Romani, 1 Corinzi, Ga<strong>la</strong>ti, 2 Tessalonicesi, 1 Timoteo, 1 Pietro, 1<br />

Giovanni così come Efesini.<br />

Questi dieci libri, scritti in luoghi diversi come <strong>la</strong> Palestina, <strong>la</strong><br />

Turchia, <strong>la</strong> Grecia e Roma, erano quindi già ben conosciuti da<br />

Policarpo una quindicina d’anni dopo <strong>la</strong> morte dell’apostolo<br />

Giovanni e dimostra una <strong>la</strong>rga e subitanea diffusione degli scritti<br />

del Nuovo Testamento.<br />

Plinio il Giovane (anno 112 d.C.)<br />

L’ultimo testimone che citeremo è uno storico romano. Plinio il<br />

Giovane era governatore del<strong>la</strong> provincia del<strong>la</strong> Bitinia (a nord del<strong>la</strong><br />

Turchia) nell’anno 112 d.C. Nel<strong>la</strong> sua veste di governatore, scrisse<br />

numerosi rapporti all’imperatore Traiano e gli domandava delle<br />

direttive per amministrare <strong>la</strong> sua provincia. Egli si <strong>la</strong>mentava del<br />

fatto che nessuno più sacrificava alle divinità romane (idoli) e<br />

del fatto che i templi erano caduti in rovina a causa dei cristiani.<br />

Cominciò a mettere a morte i cristiani che si rifiutavano di adorare<br />

<strong>la</strong> statua dell’imperatore o di sacrificare ai dèi romani. Si sforzò di<br />

portarli a “maledire il Cristo”. Gli era stato detto, infatti, che nessun<br />

cristiano autentico abiurerebbe <strong>la</strong> sua fede in Cristo. Nel<strong>la</strong> stessa<br />

lettera Plinio descrive questo popolo provato:<br />

Essi affermavano che <strong>la</strong> loro unica colpa, o il loro solo errore,<br />

fosse quello di riunirsi nel giorno fissato prima del levare del<br />

Sole, per cantare uno dopo l’altro degli inni al<strong>la</strong> lode del<br />

Cristo come a un Dio. Essi si impegnavano, sotto il vincolo<br />

di giuramento, a non commettere furto, brigantaggio,<br />

adulterio, a non mancare ad una promessa, a non negare un<br />

prestito.<br />

Così, nel<strong>la</strong> testimonianza di questo autore pagano, le parole in<br />

grassetto attestano che i cristiani professavano <strong>la</strong> loro fede nel<strong>la</strong><br />

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