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Il Corano e la Bibbia alla luce della storia e della scienza (Campbell)

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Le varianti di lettura nel <strong>Corano</strong> e nel Vangelo<br />

Anche le informazioni su questo tipo di varianti date dagli<br />

autori c<strong>la</strong>ssici talvolta si contraddicono: alcuni dicono che il<br />

<strong>Corano</strong> di un tale aveva quell’aggiunta, ma altri lo negano.<br />

3. Le varianti dovute al permesso accordato da Maometto di<br />

recitare il <strong>Corano</strong> in altri dialetti da quelli usati dagli abitanti del<strong>la</strong><br />

Mecca:<br />

Maometto cercava di rendere <strong>la</strong> religione una cosa facile,<br />

al<strong>la</strong> portata dei più umili. Perciò, egli tollerava le varianti<br />

dialettali anche per il testo del <strong>Corano</strong>, poiché l’essenziale<br />

non era <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> ma il senso; non <strong>la</strong> recitazione, ma<br />

l’applicazione e l’assimi<strong>la</strong>zione. Egli diceva volentieri:<br />

Gabriele mi ha permesso fino a sette letture differenti del<br />

<strong>Corano</strong>. Pur conservando per lui e per i suoi concittadini<br />

un certo modo di leggere, egli autorizzava i membri delle<br />

diverse tribù a sostituire alcune parole con i loro equivalenti<br />

meglio conosciuti presso di loro. Quando il dialetto meccano<br />

ebbe <strong>la</strong> meglio nel<strong>la</strong> generazione seguente, il califfo Uthman<br />

giudicò utile ordinare che si rinunciasse d’ora in avanti alle<br />

differenze autorizzate dal Profeta, poiché, dice Tabari, esse<br />

non erano obbligatorie, ma soltanto permesse. A partire dalle<br />

copie confezionate dai “provinciali” e conservate dai loro<br />

discendenti, gli studiosi dei secoli posteriori hanno potuto<br />

raccogliere un certo numero di parole del tutto equivalenti<br />

delle parole usate nel<strong>la</strong> volgata ufficiale.<br />

4. Le varianti dovute all’assenza, durante i primi 150 o 200 anni<br />

dell’Egira, dei segni vocalici nelle copie manoscritte del <strong>Corano</strong>,<br />

ed all’assenza di segni per differenziare <strong>la</strong> pronuncia delle lettere<br />

scritte in modo identico.<br />

Proviamo ad immaginare ciò che rappresenta una scrittura senza<br />

vocali. Scriviamo l’espressione “<strong>la</strong> voce porta” eliminando le vocali.<br />

Ci resterà : “l vc prt”. Con l’esercizio, si finirà per abituarsi a questa<br />

scrittura e, in un contesto preciso, ognuno restituirà intuitivamente<br />

le vocali affinché <strong>la</strong> frase abbia un senso. Ciononostante<br />

vocalizzando diversamente queste stesse consonanti, possiamo<br />

ottenere delle espressioni molto lontane une dalle altre. Così, in una<br />

sa<strong>la</strong> conferenze o concerto, “l vc prt” significherà “<strong>la</strong> voce porta”,<br />

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