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Il Corano e la Bibbia alla luce della storia e della scienza (Campbell)

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Darimi di un racconto di Abu Umama.<br />

Gli Hadith e <strong>la</strong> Sunna<br />

L’Hadith, come il <strong>Corano</strong>, rimproverano i Giudei ed i cristiani<br />

per <strong>la</strong> loro ignoranza. Ma Maometto indica chiaramente ed<br />

esplicitamente che essi leggevano <strong>la</strong> Torà e l’Ingil e non una Torà e<br />

un Ingil corrotti o amputati. Forse faceva riferimento ai Giudei arabi<br />

ed ai cristiani arabi che non potevano capire <strong>la</strong> lingua del<strong>la</strong> Torà né<br />

quel<strong>la</strong> dell’Ingil. Ma allora dobbiamo domandarci quante persone<br />

leggono e meditano i loro scritti sacri afferrandone pienamente il<br />

significato?<br />

Prendiamo il caso probante di Waraqa bin Naufal. L’importante<br />

non è sapere se sapeva leggere o no. Nel capitolo intito<strong>la</strong>to “Come<br />

ebbe origine <strong>la</strong> Rive<strong>la</strong>zione”, Bukhari racconta in quale condizioni<br />

Maometto ricevette <strong>la</strong> prima rive<strong>la</strong>zione dei primi versetti del<strong>la</strong> Sura<br />

96. Dopo aver avuto questi versetti, Maometto ritornò da Khadigia.<br />

Citiamo l’estratto dell’Hadith che riporta queste informazioni:<br />

Khadigia lo condusse presso suo cugino Waraqa bin Naufal.<br />

Questi aveva abbracciato il cristianesimo durante l’Età<br />

dell’Ignoranza, e aveva preso l’abitudine di trascrivere <strong>la</strong><br />

Scrittura ebraica e l’Ingil dall’ebraico, fin tanto che Dio gli<br />

aveva concesso <strong>la</strong> forza di farlo. Waraqa era molto anziano<br />

ed era cieco.<br />

Anche questa tradizione sostiene che “<strong>la</strong> Scrittura” (al kitab),<br />

senza dubbio <strong>la</strong> Torà-Antico Testamento e il Vangelo-Nuovo<br />

Testamento esistevano ed erano conosciuti anche nelle regioni più<br />

lontane dell’Arabia.<br />

La seguente tradizione è ancora tratta da Mishkat al-Masabih,<br />

Libro VI, cap. XLIII, pag. 285:<br />

Abu Hurairi disse: Mi recai a At Tur e incontrai Ka’b al-Ahbar.<br />

Mi sedetti al suo fianco; mi parlò del<strong>la</strong> Torà e io gli par<strong>la</strong>i del<br />

messaggero di Dio. Una delle cose che gli ho detto è questa: <strong>Il</strong><br />

messaggero di Dio ha dichiarato: <strong>Il</strong> giorno migliore sul quale<br />

è sorto il Sole è il venerdì; in questo giorno, il suo pentimento<br />

è stato accettato; in questo giorno egli morì, in questo giorno<br />

verrà l’ultima ora; il venerdì, ogni bestia sta in agguato, dal<br />

crepuscolo sino al sorgere del Sole, nel panico dell’ultima<br />

ora, ma non i djinn né gli uomini; Esso caratterizza un tempo<br />

in cui nessun musulmano domanderà una qualsiasi cosa in<br />

preghiera senza che Dio glie<strong>la</strong> conceda. Ka’b rispose che si<br />

trattava di un solo giorno all’anno; ma siccome insistevo che<br />

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