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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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usandoli è impossibile, per quanta diligenza s'adoperi, non<br />

spezzare i giovani ramicelli che dovranno dare frutto l'anno seguente,<br />

senza dire che l'oliva nel cadere si ammacca; il che è<br />

male.<br />

M. Terenzio Varrone insegnava che l'oliva si deve cogliere<br />

fin che si possa colle mani «oleam quam manu tangere possis e<br />

terra ac scalis, legere oportet potius quam quatere; quod ea,<br />

quae vapulavit, macescit, nec dat tantum olei» 1 . E Luigi Alamanni<br />

nel suo poemetto «La coltivazione» parlando <strong>del</strong>la raccolta<br />

<strong>del</strong>le olive già mature, fa la stessa raccomandazione:<br />

Muovansi dunque allor la sposa e i figli<br />

A dispogliar l’uliva; e ponga cura<br />

Che si coglia con man senz'altra offesa.<br />

Il precetto Varroniano è scrupolosamente seguito dagli olivicoltori<br />

benacensi, imperocché essi in nessun altro modo colgono<br />

le olive che colle mani, anzi tengono separate quelle che, o per<br />

soverchia maturità o per altra causa, cadono in terra da sole.<br />

Per raccoglierle adoperano una lunga antenna di abete che<br />

chiamano scalino, con punta grossa di ferro al piede e pinoli<br />

trasversalmente in essa infissi a distanza di 25 centimetri circa<br />

l'uno dall'altro, sporgenti dalle due parti tanto appena da lasciar<br />

posto al piede. Con abilità trasportano il loro scalino, da una<br />

pianta all'altra, e conficcatolo nel terreno e leggermente appoggiatolo<br />

a' rami, spesso debolissimi, vi salgono su con agilità<br />

sorprendente, e così sospesi in aria ad una ad una staccano le<br />

olive, che depongono intatte in un corbello tessuto di vimini o<br />

di striscie di legno che tengono attaccato di dietro stretto alla<br />

vita. con un cinturone di cuoio 2 . Nel colmo <strong>del</strong>la rac-<br />

1 VARRONE. Op. cit. Lib. 1° Cap. 55°.<br />

2 Agostino Gallo, celebre agronomo bresciano - nato nel 1499,. morto nel 1570 -<br />

nelle sue «Venti giornate» chiama scaliperteghi gli scalini d'oggi. Dalla sua descrizione<br />

<strong>del</strong>la raccolta <strong>del</strong>le olive si apprende quanta diligenza anche i nostri<br />

antichi ponessero in questa <strong>del</strong>icata operazione. «Veramente che bella cosa»<br />

scrive egli «è il vedere quegli uomini sopra li scaliperteghi lunghi trenta e trentacinque<br />

braccia, talmente diligenti nel tirare con le mani nei suoi grembiali di<br />

corame di ramo in ramo le olive, che paiono tanti schiratti che continuamente<br />

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