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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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pigliare il carpione. Occorre che chi si accinge a questo genere<br />

di pescagione sia avveduto e prudente, poiché può facilmente<br />

accadere che la trota, specie se di gran corpo, tosto abboccato il<br />

finto pesce, sentendosi trafiggere le carni dall’acuminato uncino,<br />

se ne liberi con uno strappo violento, che può ben esserle<br />

egualmente cagione di morte, ma lascia in pari tempo <strong>del</strong>uso<br />

l'inesperto pescatore.<br />

Si pesca ancora la trota all’uscita <strong>del</strong> lago nel Mincio con reti<br />

tese per il lungo all'imboccatura <strong>del</strong> fiume; nelle quali, desiderosa<br />

<strong>del</strong>l'acqua corrente, va essa a dar di cozzo fortemente, impigliandovisi<br />

col muso senza speranza di liberarsene. Le reti per<br />

questo modo di pesca si calano generalmente la sera, e si ritirano<br />

soltanto al mattino; per la qual cosa il pesce che resta prigioniero,<br />

spesso tutta la notte diguazza furioso nell'acqua nei<br />

tentativi che fa per liberarsi dalla stretta fatale <strong>del</strong> filo, e muore<br />

dopo lenta agonia; onde diventa flacido e perde colla sodezza<br />

<strong>del</strong>la carne anche il sapore.<br />

Si usa pigliare la trota <strong>del</strong> <strong>Benaco</strong> anche quando tenta essa<br />

di saltare dal lago per guadagnare un'alta corrente di fiume che<br />

dentro vi cade. Il pescatore l'aspetta a quel passo con una rete<br />

fatta a foggia di sacco a larga bocca circolare, tenuta aperta da<br />

vimine piegato, e legata a un bastone. In questo sacco ricade il<br />

pesce quando gli fallisce il salto; non e raro però - se l’occhio <strong>del</strong><br />

pescatore non sa giustamente calcolar le distanze e sottoporre<br />

nel giusto punto la rete, o non ha fermo il polso - che la trota<br />

ricada nel lago, o con altro sbalzo improvviso esca dalla rete e<br />

fugga.<br />

Alle prese che in questo modo si fanno accenna il Goethe,<br />

che le vide a Torbole, là dove il Sarca entra nel lago e le trote<br />

cercano saltando di risalire la corrente. Egli dice che quelle viste<br />

da lui non erano propriamente trote, ma, pesci grossi, qualche<br />

volta <strong>del</strong> peso di cinquanta libbre e picchiettati per tutto il corpo;<br />

di sapore tra quello <strong>del</strong>la trota e <strong>del</strong> salmone ma <strong>del</strong>icato ed<br />

eccellente. Aggiunge<br />

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