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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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In questo tempo pieno di superstizione ma ricco anche di<br />

fede vera e salda sorgevano in Italia infinite chiese e monasteri,<br />

quali fondati da vescovi, quali da re e da duchi longobardi o dalle<br />

mogli e figli loro. E <strong>De</strong>siderio per pietà religiosa, o per vanità,<br />

o per suoi fini politici, o per tutti questi sentimenti insieme, è<br />

ricordato come fondatore di chiese e di monasteri prima ancora<br />

che diventasse re e dopo. Tra i monasteri attribuitigli si annoverano<br />

quelli di s. Michele e di s. Pietro in Brescia, e quello ricchissimo<br />

di Leno detto <strong>del</strong> Salvatore, che qui si ricorda perché ne fu<br />

primo abate un Ermoaldo già parroco <strong>del</strong>la Pieve <strong>del</strong>la Valtenese<br />

nella nostra Riviera 1 . Ad altro cenobio bresciano, detto, come<br />

quel di Leno, <strong>del</strong> Salvatore, <strong>De</strong>siderio faceva ricche elargizioni, e<br />

con suo diploma <strong>del</strong> 760 lo regalava, tra altre terre, di Gussenagio<br />

in finibus Sermionensi 2 .<br />

In Sirmione già di questo tempo erano chiese intitolate a s.<br />

Martino, a s. Vito e a s. Pietro, quest'ultima esistente ancora,<br />

sul colle Mavino tra i vecchi ulivi che la coronano, a poca distanza<br />

dai ruderi <strong>del</strong>l'antica terma sermionense. Sono queste chiese<br />

ricordate in un documento apografo pubblicato per la seconda<br />

volta dall'Orti Manara; documento che ricorda una donazione<br />

fatta ad esse da Cunimondo, cospicuo personaggio di Sirmione,<br />

per purgare l'anima sua di truce <strong>del</strong>itto 3 . Ivi stesso la regina Ansa<br />

1 A proposito di costui narra il Brunati che mentr'era pievano essendosi per la<br />

santità dei costumi attirato l'odio di alcuni malevoli, venne accusato presso il<br />

vescovo come ipocrita, fornicatore e adultero. Recatosi il vescovo presso Ermoaldo<br />

per esaminare la verità <strong>del</strong>le accuse, comprese tosto trattarsi di calunnie,<br />

ma volendo pure che con qualche prova fosse l'innocenza <strong>del</strong> parroco dimostrata,<br />

gli propose il giuramento. Ermoaldo vi si rifiutò, ma fatta breve preghiera,<br />

entrò nel lago e passeggiandovi sopra pervenne salvo all'isola di <strong>Benaco</strong>, di là<br />

non molto discosta. In questo fatto vede l'Odorici, e parmi con ragione, gli elementi<br />

di una di quelle prove dette giudizi di Dio già in uso ai tempi dei Longobardi<br />

e tanto più famose in appresso. Dopo ciò Ermoaldo non volle più rimanere<br />

nella sua pieve e si recò a Monte Cassino dove vestì l'abito di s. Benedetto; di là<br />

passò abate nel monastero di Leno.<br />

2 ODORICI. Op. cit. v. 2°.<br />

3 ORTI MANARA. Op. cit. - ODORICI. Op. cit. v. 2°.<br />

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