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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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verso il castello di Bardolino; ma male sostenuto dal Zeno che<br />

timoroso <strong>del</strong>la maggior flotta <strong>del</strong> nemico non si fidava di avanzarsi,<br />

nè abbandonò l'assedio. Appena ebbe notizia il Barbaro<br />

<strong>del</strong>la fortuna <strong>del</strong>le armi venete nel Veronese, imaginandola<br />

maggiore che non fosse, decise di muoversi ad assaltar il nemico<br />

in Salò improvvisamente, pensando che avuto in sue mani<br />

quel castello, più facilmente avrebbe potuto di là aver da Venezia<br />

cibo ed aiuti. Commise l'impresa a Taddeo d'Este, Andrea<br />

Valiero e Andrea Lione con genti a piede e a cavallo, contemporaneamente<br />

avvertendo il Zeno <strong>del</strong> tentativo perché lo favorisse.<br />

Ma il tradimento attraversò il disegno, che il nemico gli fu<br />

addosso da tre parti, il Severino dal lago, il Forlano dai monti di<br />

Maderno, e il Piccinino stesso col Gonzaga di fronte colla cavalleria.<br />

Le schiere <strong>del</strong>la. Repubblica colte all'impensata, valorosamente<br />

pugnarono, ma per terra e per acqua battute ripiegarono<br />

in fretta verso Gavardo, e di là a Brescia. Il Leone, il Valiero, il<br />

Zeno furono fatti prigionieri: due galee, quattro navigli e cinque<br />

ganzariole caddero in mano dei Viscontei, come pure la rocca di<br />

Maderno.<br />

L'annunzio <strong>del</strong>la sconfitta portato a Venezia, commosse il<br />

Senato che tosto ordinò nuova armata per sostituir la perduta.<br />

Apprestato il legname occorrente e il resto, si spedì a Torbole<br />

con 600 carri, ed ivi giorno e notte lavorando furono messi insieme<br />

in poco tempo otto galee, otto galeoni e quattro navigli,<br />

dei quali fu dato il comando a Stefano Contarini.<br />

Il Piccinino avvertito degli apparecchi di Riva, di notte seguito<br />

dai più animosi de' suoi, si recò presso l'arsenale dove le navi<br />

si fabbricavano per tentar di abbruciarle, ma un Troilo, capitano<br />

<strong>del</strong>lo Sforza, accortosi di lui gli fu addosso colle milizie di cui disponeva,<br />

così che a stento potè quegli salvarsi. La temeraria<br />

prova e le sollecitazioni <strong>del</strong> Senato impaziente di finire una<br />

guerra così lunga e costosa, spinsero lo Sforza a far un ultimo<br />

tentativo su Brescia, e questa volta decisamente per la via dei<br />

monti. Con pedoni<br />

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