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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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La Selva Lugana, nella quale vide la fantasia <strong>del</strong> Poeta nostro<br />

re <strong>De</strong>siderio agitare a caccia cignali e daini 1 era da Carlo Manno,<br />

con diploma 6 ottobre 879, donata insieme a largo territorio<br />

sul lago ai monaci Zenoniani di Verona colle caccie di cignali,<br />

cervi, caprioli, in perpetuo e senza diritto all’opposizione di alcuno<br />

«et per totam Silvam de Lugana, venationes porcorum,<br />

cervorum, capreolorum omni tempore, sine omni hominum contradictione».<br />

Sul tenore di questo erano gli altri diplomi, di cui<br />

ogni Terra italiana ha esempi; diplomi confermati da imperatore<br />

a imperatore, tutti larghi ed eccellenti donatori di cose non<br />

proprie.<br />

Pare però che da noi non tutta la regione fosse, per quanto<br />

riguarda la caccia, alla mercé di feudatari, o che almeno ne fosse<br />

concesso il libero esercizio più presto che altrove. Il Gratarolo<br />

infatti scrive: «E come che le caccie sogliono sempre esser riserbate<br />

a Principi, onde eziandio in alcuni Paesi circonvicini è pena<br />

la forca a chi ammazza salvaticina alcuna, nondimeno tra i privilegi<br />

antichi <strong>del</strong>la Riviera si trova che 'l primo Ottone Imperatore<br />

ne fece libero dono a questi Popoli; il qual dono gli è poi stato<br />

sempre da Signori Veneziani conservato nel suo vigore». So che<br />

l'affermazione <strong>del</strong> Gratarolo si fonda sul controverso già citato<br />

diploma di Ottone I° a Maderno; ad ogni modo è provato dalle<br />

su riportate parole che nel 16° secolo la caccia era tra noi libera,<br />

mentre non lo era ancora in alcuni Paesi circonvicini.<br />

Comunque sia, è lecito credere che l'innominata turba di villici<br />

e plebei fra tanta abbondanza di selvaggina non restasse<br />

sempre a dente asciutto, devota spettatrice dei regali sollazzi<br />

dei suoi signori. Che se gl'imperiali diplomi non erano per lei, né<br />

i peregrini e ben educati sparvieri e gl'ingemmati falconi, che la<br />

solerte attenzione dei guardacaccia lautamente stipendiati non<br />

le permetteva tenere a proprio servizio e diletto è facile però<br />

imaginare si sarà egualmente, nelle riservate e sacre caccie,<br />

provveduta di<br />

1 Carducci «Da <strong>De</strong>senzano» in «Terze odi barbare».<br />

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