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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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donare la città che avea scelta a dimora, e aiutato dal fratello<br />

don Basilio, abate <strong>del</strong> monastero di s. Salvatore in Brescia, s'adoperò<br />

per ottenere dal Pontefice che fosse la Parocchia di <strong>De</strong>senzano<br />

unita a quel monastero, il quale in compenso s'impegnava<br />

di pagargli 400 ducati annui. È chiaro che la combinata<br />

cessione subordinava la Parocchia desenzanese, fino allora autonoma,<br />

al monastero bresciano, ed è naturale che alla notizia<br />

si commovessero quegli abitanti, offesi nel proprio diritto.<br />

Mandarono per ciò suppliche e proteste al Vescovo di Verona,<br />

al Provveditore di Salò, al Podestà e Capitano di Brescia, e oratori<br />

a Venezia e perfino un legato al Pontefice per ottenere che<br />

la minacciata incorporazione non avesse effetto. Da parte sua,<br />

avvertito <strong>del</strong>l'affaccendarsi de' suoi parocchiani, non stette inerte<br />

il Lana, e valendosi d'ogni arte e <strong>del</strong>le potenti aderenze<br />

che aveva in Roma, otteneva che il Pontefice firmasse il breve<br />

(27 giugno) per cui diventava definitiva l'unione o dirò servitù<br />

<strong>del</strong>la Parocchia al monastero.<br />

<strong>De</strong>senzano alla notizia tumultuò: tutti i capi famiglia adunatisi<br />

nella chiesa con a capo il console Gio. Antonio Rafia, <strong>del</strong>iberarono<br />

d'inviar oratori a Roma e a Venezia per impedire che avesse<br />

esecuzione il breve pontificio.<br />

Intanto il nunzio apostolico chiedeva l’exequatur alla Repubblica;<br />

Vincenzo Andreis desenzanese difendeva le ragioni<br />

<strong>del</strong> proprio Comune: Venezia era titubante sul da farsi; la questione<br />

minacciava di farsi grossa. Ma una nuova e numerosa<br />

ambascieria di <strong>De</strong>senzanesi, e più l'evidenza e gravità <strong>del</strong>l'ingiustizia<br />

che si voleva usare, persuasero finalmente la Repubblica a<br />

sostenere le ragioni <strong>del</strong> Comune, e l'exequatur fu negato.<br />

Pio V° ne fu sorpreso e indignato: a quanto pare egli avea<br />

agito in buona fede fino allora, persuaso, pei raggiri <strong>del</strong> Lana e<br />

satelliti, di far l'interesse e di esaudire un desiderio dei <strong>De</strong>senzanesi<br />

stessi accordando la richiesta incorporazione. Gli uffici<br />

<strong>del</strong> veneto ambasciatore a Roma, incaricato dì svelare gl'intrighi<br />

<strong>del</strong> Lana e di spiegare la condotta <strong>del</strong>la Repubblica, non valsero<br />

a mutare l'animo<br />

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