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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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Il letame, ch’è il nutrimento <strong>del</strong> campo, nella regione nostra<br />

si tiene ammucchiato in generale presso le case o poco lontano,<br />

senza fossa che lo chiuda, e quasi dapertutto allo scoperto, esposto<br />

quindi all'azione continua <strong>del</strong>le pioggie che lo stemprano<br />

e ne disperdono i principi nutritivi; cosiché spesso quando è<br />

gettato nel campo ha già perduto altrove inutilmente buona<br />

parte <strong>del</strong>la sua forza e <strong>del</strong>le qualità che lo avrebbero reso utile.<br />

Né sempre e in tutti i luoghi il viticoltore ha cura di seppellirlo o<br />

coll'aratro o colla vanga dopo averlo sparso, mentre pur sa che<br />

il letame lasciato alla superficie perde assai di efficacia e serve<br />

di pascolo all'erbe cattive.<br />

Il concime si sparge da per tutto nei nostri vigneti nella stagione<br />

invernale, quando la pianta riposa e ritempra le forze per<br />

la veniente primavera.<br />

La zappatura e vangatura <strong>del</strong>la vite si fa da noi soltanto nei<br />

luoghi in cui non può passare l'aratro e quindi là dove è piantata<br />

in pendio, o nei brevi e ristretti piani che come gradinata si<br />

stendono sui fianchi <strong>del</strong> colle. Queste due operazioni che hanno<br />

per iscopo di distruggere le male erbe, di rinfrescare le radici<br />

coll’aria che si porta a loro contatto, di ridare attività al terreno<br />

inerte 1 , si fanno dai più diligenti nostri viticoltori due o tre volte<br />

all'anno,<br />

<strong>del</strong> terreno. (Lib. 17° Cap. 27°). Catone vuole per le vigne magre, oltre l'ordinario<br />

concime di stalla, paglia e vinaccie e tralci minutamente tagliati. (Op. citata<br />

Cap. 33° e 37°). Palladio per le viti ammalate o meschine suggerisce l'orina e la<br />

cenere di tralci e di rami di quercia. (Op. cit. Lib. 4° Tit. 7°). Non è proprio il caso<br />

di dire che gl'insegnamenti dei trattati di viticoltura moderni siano nuovi; eppure<br />

per la paura <strong>del</strong> nuovo, quanto faticano ad entrare nelle pratiche dei più!<br />

1 OTTAVI. Op. cit.<br />

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