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- 2 Benaco completo De Rossi testo - Archivi del Garda

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- oggi almeno - vi siano già troppe varietà di viti e che non sarebbe<br />

male eliminarne parecchie, <strong>del</strong>le peggiori s'intende, e attenersi<br />

a quelle riconosciute ottime e migliorarle. In generale<br />

ogni specie ama il proprio terreno, il proprio clima e non fa bene<br />

in terreno e in clima diversi. E questo ben sapevano quei<br />

praticoni romani, che alla coltura <strong>del</strong>la vigna dedicavano molta<br />

cura, teneri come erano <strong>del</strong> vino 1 .<br />

Nella regione <strong>del</strong> <strong>Benaco</strong> vi sono già ottime qualità di viti,<br />

che la pratica dice adatte alla costituzione diversa dei nostri terreni;<br />

si coltivino e si migliorino queste nel sistema di propagazione,<br />

di trapiantamento, di concimazione, di lavoro annuale, si<br />

abbandonino le qualità inferiori e mediocri; ma non si ricorra<br />

mai agli impianti di viti forestiere anche famose, senza che una<br />

lunga esperienza e diligentissime prove non assicurino ch'esse<br />

possono far bene anche tra noi.<br />

Un'altra diligenza da seguirsi dal bravo viticoltore che vuole<br />

ottener buon vino sta nel fissare con criterio il tempo giusto<br />

<strong>del</strong>la vendemmia.<br />

Una vendemmia fatta troppo presto o troppo tardi può anche<br />

mandar a male l'intera partita <strong>del</strong> vino; ad ogni<br />

1 Columella parlando <strong>del</strong>le diverse qualità d'uva coltivate al suo tempo, ammonisce<br />

che molte cambiano il sapore <strong>del</strong> vino col mutar di luogo «quarum vini<br />

iucunditas cum regime mutatur». E più innanzi dice che ogni regione, anzi le<br />

singole parti <strong>del</strong>la stessa regione, hanno le loro proprie qualità di viti, e che mutando<br />

luogo perdono queste loro qualità. «Quippe universae regiones regionumque<br />

pene singulae partes habent propria vitium genera.... quaedam propter<br />

mutationem locorum, sicut supra diximus, etiam qualitate sua decesserunt<br />

etc. etc.» E poco più avanti raccomanda che sia una sola la specie di viti che si<br />

pone nel vigneto, quella cioè che si è riconosciuta più idonea alla qualità <strong>del</strong><br />

terreno. E in altro luogo ribatte il chiodo, ammonendo che le qualità forestiere<br />

meno sono famigliari al nostro suolo che non le indigene - nam quae peregrina<br />

ex diversa regione semina transferuntur, minus sunt familiaria nostro solo quam<br />

vernacula. (Op. cit. Lib. 3° Cap. 2° e 4°). E Plinio nel Lib. 17° Cap. 22° avvertì che<br />

le viti debbono piantarsi da per sé, secondo le diverse specie, perché le mescolanze<br />

non possono accordarsi insieme non solo nel mosto ma neppure nel vino.<br />

E non diversamente insegnano i viticoltori moderni.<br />

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