Manuale di Semejotica delle malattie mentali. Vol. 2. Vallardi. Milano.

LE DISF&ASIE DE! PAZZI. 385
venga il trapasso dalle une alle altre, cioè dalla più elementare
alterazione del discorso, che è il semplice cas-
giamento nella facilita di esprimersi prodotta da stati
emotivi comuni, fino a quella più complicata, decisa-
mente caratteristica della pazzia, la quale consiste nella
dissoluzione del significato concettuale della parola.
Ladizione dei pazziè alterata in tre modi: 1.° nella
emissionee successione delle frasi costituenti il discorso;
2.0 nella struttura interna delle frasi, avuto riguardo
agli elementi verbali di cui si compongono; 3." nella
scelta e nel collegamento delle frasi rispetto alla na-
tura dei pensieri che esse debbono esprimere. Dunque,
tre gruppi di disfrasie: 1.° di forma; 2.° di grammatica
e di sintassi; 3.° di elocuzione.
Questo capitolo della semejotica. richiede alcuni schiari"
menti preliminari di psicologia del linguaggio.
a) II pensiero consta esssnzialmente di giudizî; ma teneudo
conto dei legami fito- ed ontogenetici già accenn~ti fra
pensiero e linguaggio (~ ~d), il risultato di un atto gludicativo
ô unapropo~~jto~sche verbalmente si esprime corne frase
Il linguaggio per mezzo di frasi sintetizza tutta la storia eYO-
lutiva dei nostri concetti: il discorso e l'unione della parola
col pensiero, ed ogni discorso altro non è se non una successione
od associazione di frasi. Ond'ô giusto quanto intul il WAlTZ
(.4~rop. der ~ï~Mr~o~/ïër, Vol. I.), che l'unità del Imguaggio
non è la parola, ma la frase questa ha preceduto quella
nello sviluppo délia specie, e la précède tuttora nello sviluppo
dell'individuo. Ciascuna parola fu nei primordi una proposizione
in quanto enuaciava un giudizio, sia per comunicarlo
agli altri, sia per immetterlo nel pensiero cosciente individuale.
Questa fase prunii.iva, che fu deaominata della ~~)'o~