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Manuale di Semejotica delle malattie mentali. Vol. 2. Vallardi. Milano.

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PARALOGIA E DBLIRi. 443<br />

logie <strong>di</strong> incapacità e <strong>di</strong> <strong>di</strong>aassociazione), presenta due<br />

altri fenomeni: l.~la ricorrenza, la frequenzao anche<br />

il predominio assoluto <strong>di</strong> quelle che potremmo chiamare<br />

forme sillogistiche morbose (giu<strong>di</strong>zî imperfetti, sofismi<br />

d'ogni genere, ragionamenti autonomi, conclusioni azzardate<br />

o false) <strong>2.</strong>~ la ricorrenza <strong>di</strong> espressioni de-<br />

terminate, caratteristiche <strong>di</strong> ciascun pazzo, che essendo<br />

per Io più <strong>di</strong> nuova costruzione, o venendo da lui sempre<br />

pensate e dette in un significato particolare o in-<br />

<strong>di</strong>viduale, noi chiamiamo neologismi: questi sono, non<br />

soltanto la rivelazione d'un profondo turbamento della<br />

personalità del malato che si isola dall'ambiente sociale,<br />

ma spesso compen<strong>di</strong>ano e sintetizzano tutto un delirio.<br />

ïo non debbo in questa opera trattare l'argomento importantissimo<br />

dei delirî, che spetta alla psicopatologia generale<br />

e speciale, e non alla semeiotica. Credo, tuttavia, opportune<br />

qualche schiarimento sulla genesi dei delirî in rapporto<br />

al processo normale del pensiero logico.<br />

a) Noi sappiamo già in che consiste unatto d i g i u<br />

<strong>di</strong>zio. Vedemmo che il giu<strong>di</strong>zio altro non è che una pre<strong>di</strong>cazione<br />

ora, per attribuire un pre<strong>di</strong>cato a un soggetto occorre<br />

un lavoro mentale <strong>di</strong> sintesi, che associi l'immagine dell'uno<br />

a quella dell'altro, e ne percepisca le relazioni percepite queste<br />

relazioni, noi le affermiamo o neghiamo, e cosi arriviamo<br />

a quello stato mentale, che gli psicologi designano col nome<br />

<strong>di</strong> « credenza » (belief degli ingled). Se adunque il nostro<br />

giu<strong>di</strong>zio era perfetto, cioè chiaro, <strong>di</strong>stinto, accurato, pronto,<br />

stabile ed in<strong>di</strong>pendente, anche la credenza sarà corrispondente<br />

alla realtà, cioè cgr~, e la sua certezza consisterà in ciô che<br />

la relazione da noi veduta fra le cose sarà esattamente eguale<br />

a quella veduta da tutti gli altri nostri simili: invero ô la<br />

intelligenza sociale che rende sicuri i giu<strong>di</strong>zî in<strong>di</strong>viduali. Se<br />

il giu<strong>di</strong>zio era imperfetto, cioè non poteva condurci a percepire<br />

nessun rapporto sicuro fra soggetto e pre<strong>di</strong>cato e doveva<br />

rimanere sospeso, avremo una credenza

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