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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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CAPITOLO VIIIrruzione de’ BarbariDue circostanze han resa l’isola d’Ischia interessante: i suoi fisici sconvolgimenti, perché un lievitovulcanico ha fermentato sempre nelle sue viscere, e le sue politiche vicessitudini; perché dalla naturacreata, qual sentinella avanzata, all’entrata del golfo della più cospicua regione dell’Italica penisola.Senza queste due circostanze Ischia mancherebbe di propria vita; avvegnacché segregata dal teatrodegli avvenimenti, circoscritta in poco spazio in mezzo alle onde, sarebbe stata portata a rimorchio,muta e passiva, dalla terra più vasta a cui avrebbe appartenuta, o da quella dominazione più accorta dacui sarebbe stata soggiogata.<strong>La</strong> <strong>storia</strong> di quest’isola si è paralizzata, quando i vulcani si sono esauriti o spenti, ha perduto d’interesse,quando le turbolenze politiche si sono stancate o indolenzite.Da ciò si potrebbe dire, se fusse permesso, che la <strong>storia</strong> dell’isola d’Ischia è una iliade di guai e disventure, e da questi guai è nata la sua odissea di prosperità e d’abbondanza; d’amenità e di bellezza.In modo che Ischia potrebbe paragonarsi alla Fenice della favola, che da mezzo alle sue ceneri sorgepiù bella e più ridente.Se l’è così oggi quest’isola può dir bellamente - Post fata resurgo.Ma siamo ancora a narrare le sue prische sventure, che più si addensano nell’orizzonte politico perquanto più ci accostiamo alla funesta notte del medio-evo.Interniamoci in questi orribili sepolcri: innalziamo appena un brandello di quei fitti veli che li coprono,e cerchiamo dell’isola nostra.--------------Ischia vegetava all’ombra della repubblica partenopea, e sulle piagge deserte e silenziose non giungevail fiotto delle bollenti ire dei tiranni di Roma, che colle loro atrocità scuotevano quel trono macchiatodi sangue, che si sfasciava fra l’Oriente e l’Occidente, ed apriva il varco ad un orda di barbari, che sbucandodal nord piombava sulla Campania e ne insteriliva quel suolo, che niuna potenza, né di natura,né d’umana tristizia, pria di quel giorno, si era fidata d’interamente infecondire (86).(Ann. 395.) Alarico alla testa de’ Visigoti, nell’anno 395, sfasciava gli avanzi del soglio de’ Cesari:indi passava nella Campania a seminare il saledella sua ira: si avanzano nelle circostanti spiagge, e leisole (le meschine isole del cratere di Napoli!) neppure queste erano risparmiate alla sua rabbia feroce.86) «Dopo quattro secoli di agonia, la società antica muore, ed i Barbari arrivano. Ma per dugent’anni questiBarbari non offrono nessuna stabilità e si urtano fra loro nelle provincie degl’imperi».28

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