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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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inchiusi, eccetto due, il Principe di Rossano ed il Conte di Popoli, uscito dal castello per la porta delSoccorso nel dì ventuno febbraio 1495, con quattordici galee che lo aspettavano nel porto guidate daBernardino Villa, accompagnato da D. Federico suo zio, dalla Regina vecchia moglie dell’avolo; daGiovanna di costei figliuola, che poi egli sposò.Seguito da pochi fidi e prodi suoi sudditi, fra i quali annoveravasi Inaco del Vasto suo valentissimocapitano, navigò all’isola d’Ischia suo porto di rifugio e sua sicurezza.Non solo prodi capitani e fidi cavalieri accompagnarono Ferdinando II nel suo romito ricovero, GiacomoSannazzaro (174) suo confidente, allora come poeta, che coi suoi versi renduto avea più magnifichele feste da quella medesima corte bandite, e che nella sventura di quella medesima corte più lievela doglia facea, fu del seguito anch’esso. Il segretario del fuggitivo re, Giovanni Pontano, era stato fattoprigioniero dai francesi, che lo trattarono con rispetto e riverenza, riscattatosi, andò anch’egli a seguirlosollecito in quest’isola, volendogli esser confidente nell’infortunio, come lo era stato nella grandezza.Le sottili galee guidate da propizio vento si allontanavano dal bel seno di Napoli, il re colle bracciaconserte al seno, appoggiato all’albero del naviglio guardava la Città metropoli, da cui cacciato si allontanavacome un malfattore, come un tiranno!- E pure avea beneficata questa città!Era stato generosocon questo popolo!- «Triste condizione de’ principi» esclama il Guicciardini «che spesso son tenutia pagare il fio de’ peccati altrui!» ... Stando così Ferdinando, si pose a proferire il versetto del Salmodi Davide che contiene «esser vane le vigilie di coloro che custodiscono la città la quale da Dio non ècustodita!» (175).Arrivava il re coi suoi sotto la rocca d’Ischia, ed altri inciampi si frapponevano per amareggiarlo; maegli li superava con quella virtù di cui fece sempre esperienza, e confondeva l’ingratitudine e la felloniadi quei vili, che umili e rispettosi strisciano d’intorno nella lieta, superbi e tracotanti ti voltano le spallenell’avversa fortuna.Il castellano di quella Rocca, un tal Giusto della Candina (176), anche Catalano, empio, ingrato, e174) «Sannazzaro Jacopo – nato in Napoli nel 1458 morto nel 1530 discendea da famiglia originaria spagnuola,pose stanza in Pavia, venne in Napoli con Carlo III. Durazzo; quando nacque il poeta la famiglia era scaduta inricchezza e potenza. Ginniano Maggio fu suo maestro. Protetto dai principi Aragonesi, che allora dominavanoNapoli, rendé coi suoi versi più magnifiche le feste che bandivano, e nella sventura dei medesimi serbossi a loroamico ed affezionato; così che Gonzalvo di Cordova, conquistatore del regno, non poté mai indurre il poeta acelebrare la sua vittoria». V. Op. ital. del Sannaz. ediz. di Padova del 1723 in-4° con la Vita dell’autore scritta daCrispo Gallipoli.175) Guicciardini Storia d’Ital. Lib. I. Cap. 5 pag. 119. Muratori Annal.d’Italia 1495. Vol. IX. pag. 317. SummonteStor. di Napoli Vol. IV. lib. 7. Cap. 5.176) Guicciardini op.cit. Lib. 2 Cap. 2. pag. 167. Muratori op. cit. 1495.73

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