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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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a luce fisa, variata da splendori bianchi e rossi di 3’ in 3’ – <strong>La</strong> torre mentovata porge un giro medio dipalmi 24.05 e l’altezza di palmi 18.75 fin sopra la cornice con varie feritoie per illuminarne lo interno.<strong>La</strong> sola macchina costruita dal rinomato fabbricante parigino Lepante costò duc. 1356.55, oltre ad altri86.30 spesi per lo acquisto ed approviggionamento degli oggetti necessari per metterla in stato di consegna.Questo faro fu acceso la prima volta a 15 dicembre 1856 insieme a due fanali, uno color rosso ed altroverde, che stanno a destra ed a sinistra dell’imboccatura del Porto, sopra candelabri di ferro fuso, peradditarne l’entrata in tempo di notte.Valicata la bocca cui questi fuoghi segnalano, ti si para d’innanzi una vasta e regolare conca coronatatutta di amene e verdeggianti colline, nella quale ancorar possono navi di mediocre portata.<strong>La</strong> cinge una continuata banchina cui interrompe solo il canale della foce primiera; ma una strada vicorre dietro, e gira anch’essa intorno al lago, senza patir questa interruzione, pel ponte che la detta focecovre.A manca di chi v’entra veggonsi costruiti due grandi fabbricati, ciascuno della superficie di circa palmi400 con basolato tetto, chiusure, cancelli, ec. destinato il primo ad uso di ferreria, e l’altro per riporvigli utensili e materiali in costruzione.Al termine di quel lato trovi una spaziosa banchina, cui risponde un viale che per di qua mena adIschia, e di là al cancello della Real Casina.Seguendo sempre lo stesso giro ti avvicini ai bagni minerali circondati da fiori, posti in giro in piccoligiardini quasi fino all’incontro della bocca del porto, innanzi la nuova Chiesa.Procedendo per l’altro lato per ritornare alla bocca s’incontrano diversi casamenti.Nel mezzo del porto, e propriamente un poco a sinistra è un elegante pagoda, fatta per conservare lamemoria dello scoglio od isolotto, che anche in mezzo all’antico lago sporgeva.Il lavoro più difficile e dispendioso si fu quello de’ cavamenti. Coll’opera de’ cavafondi a vapore e de’cucchiaroni manovrati sopra zattere, nonché coll’ajuto delle tramogge rimorchiate da barche e battelli avapore, si potette cavare un enorme quantità di arena, fango e grossi macigni che toccò le 16300 cannecubiche.<strong>La</strong> mercè di cavi manovrati da’ palombai venne fatto un gran salpamento di massi da scogli nell’aiaesterna del porto.L’entrata di questo porto fu aperta ad una lunghezza compensata di palmi 120 e fu resa parte accessibilea maggiori legni.A tal uopo è una zona che fin quasi alla metà del porto si profonda di circa palmi 20 a 22.Ma queste profondità non sono costanti e molto vi resta ancora a cavare nell’ambito del porto. Questoimportante lavoro meriterebbe di continuar sempre con ardore poiché altrimenti, da qui a pochi altri90

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