12.07.2015 Views

storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

§ 3Fasi delle VitiNel 1845 per la prima volta nei Tepidari dell’Inghilterra fu scoverto dall’illustre Micologo Berckeleyche sulla vite si era prodotta una mucedinea del genere Oidium, la quale due anni dopo egli descrissecol nome di Oidium tukeri, intitolandola a colui che gliela avea mostrata.Da quivi passò alle viti dei Tepidari del Belgio, e della Francia, e dai Tepidari si estese nel 1850 aivigneti in campo aperto di molte contrade.Nel 1851 apparve il male in quasi tutta l’Italia, e nelle isole intorno: molte scritture e notizie si pubblicaronoda ogni parte sulla natura e su gli effetti della malattia, e sui rimedi creduti efficaci a poterla distruggereo diminuire, chi asserendo provenire da insetti della famiglia degli acari, così il sig. Robineau,Desvoidy di Parigi, altri, Brignoli, derivare da debolezza o malsania delle viti in generata da cattivacoltura, da umidità, da nebbie e da altre vicissitudini atmosferiche. Altri, il prof. Tornabene da Catania,prodotta da una muccedine denominata dal Tode, Stilbinum Cristallinum. Altri asserirono essere lapalve di un fungo parassito che il terreno sviluppava, e che dalle viti veniva assorbita. Chi dicea il malecontagioso, chi diversamente opinava, in modo che una novella babele era surta per questo malore.E nuova nella <strong>storia</strong> era questa malattia poiché né Catone, né Varrone, né Columella, né il Crescenzi,né il Palladio, né il Sederini, né il Davanzati, né altri antichi scrittori Italiani sulla coltura delle viti nefecero memoria nelle opere loro, né infine le più accurate ricerche de’ moderni, giunsero a stabilire laorigine del male, ed il rimedio opportuno per debellarlo.Questa malattia consisteva in un’alterazione della vegetazione segnalatamente del frutto, per effetto diuna muffa lanuginosa appena distinguibile alla vista naturale, che si manifestava sul finir di primavera enel corso della state, per cui le foglie impallidivano, la corteccia de’ tralci diventava bruna, l’agresto siraggrinziva e cadeva, o cresceva lentamente senza giungere a perfetta maturità; ovvero nel corso dellamaturazione i granelli si corrompevano, o si seccavano rimanendo intieri, o dopo essersi aperti.Niuno de’ vecchi agricoltori dell’isola d’Ischia, si ricordava di aver mai veduto questo flagello del piùprezioso frutto, da cui quest’isola ritraeva la sua sussistenza.Le contrade, in cui il male principiò ad attaccare nel 1851, furono le colline a dritta ed a sinistra lungola lava dell’Arso, a qualunque esposizione, massime nei fondi denominato di Bosso e di Meglio incontrada S. Michele, ivi tutte le specie di uve patirono: sulle coste soleggiate dalle Schiappe, solo lasanginella, la mandonica e la latina, le altre niente, compresavi la stessa biancolella.Oltre il cratere dell’Arso le vigne di Chiaiano e dei Conti volte ad Oriente furono attaccate, e più sopraalla medesima esposizione, alcune vigne nelle circostanze del Rotaro. Nella pianura poi la Chianadi Pieio, della Starza, del Crovone, di Campagnano e del Testaccio, serpeggiò la malattia senza danninotabili, tranne in pochi punti.29

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!