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storia dell'isola d'ischia giuseppe d'ascia - La Rassegna d'Ischia

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ponti di fabbrica fortemente serrati fra scogli, per resistere ad ogni urto di mar porcelloso; di aver resocomodo l’ingresso alla città dalla parte di terra; mentre prima era incomodo e disagevole; volle di piùche ivi si stabilisse un uffizio di dogana per l’esazione del dazio sul sale, ferro, e pece, nello stessomodo e forma che si vendevano nella città di Napoli, e Castellamare di Stabia; per lo che non poteaalcuno della detta città ed isola d’Ischia, né altro abitante dei castelli e delle isole, che erano in poteredel re, alle vicinanze di Napoli, comprar sale, ferro, o pece, se prima non fussero stati tali generi compratio spediti nella predetta Dogana d’Ischia, pagandosi lo stesso dazio che nelle dogane di Napoli, eCastellammare si percepiva.Il prodotto di tale gabella fu destinato da Alfonso alla riparazione di detta città e castello d’Ischia; cioètre quarti del prodotto doganale da spendersi nelle riparazioni delle mura, delle torri, e del molo, ossiade’ ponti della città predetta; dovendosi ancora edificare e costruire alcune torri dove più fusse stimatonecessario. <strong>La</strong> quarta parte poi di dette rendite, vennero destinate alle riparazioni e fortificazioni deldetto castello d’Ischia, quante volte veramente ivi fossero credute necessarie, ed indispensabili.Impedì, con tale suo editto, ad altri industrianti, sia sudditi del regno, sia stranieri, di poter vendere indetto luogo sale ferro o pece; né dagli abitanti comprarle a minuto o farle comprare; dovendosi solamentesfondagare dalla predetta dogana, secondo quei regolamenti ch’erano in uso nella città di Napolie Castellammare (139).139) Riproduciamo letteralmente l’editto di Alfonso I coi medesimi errori di scrittura e barbarismi, come trovasisegnato al numero 17 de privilegii dell’Isola d’Ischia estratti dall’Archivio di Napoli nel 1840 per cura di quell’Intendentedella Provincia Comm. Sancio.Cum igitur pro parte juratorum civitatis Iscle fuerit nobis humiliter supplicatum ut digneremur reparacioni meniumdicte civitatis ac cius castri salulriter provideretur cum sit in fronteriis inimicorum constitute et fere ab omnibustam quam notabile fortilitium et statio bene fida carinis, sepius peroptentur, nos nullum promptiorem habentesin presentiarum modum quam in futurum quo premissis provvidere possumus, tenore presentis de certa nostrascientia, volumus, provideamusque et jubemus cum matura deliberatione Sacri Regii Consilii nobis assistentis.Quod in dicta civitate Iscle amodo fiat domus dohane in qua vendantur sal, ferrum et pix eo modo et forma quibusvenditur in civitate Neapolis et Castri maris de stabia, itaque non liceat cui que in dicte civitate Iscle nec et castriset Insulis que et quas dicta Regia Maiestas de presenti possidet prope Neapolim vendere seu emere sal ferrum autpicem, nisi prius empta et expedita fuerint in dohana predicta sicut emuntur et expediuntur in civitatibus Neapoliset Castri maris predictis et universos redditus ditte dohane dum de Regio precesserit beneplacito nostro.Deputamus reparationi dictarum civitatum et castri Iscle in modum sequentem – Quod tres partes reddituumdohane predicte expendatur in reparationem menium, turrium et moli sive pontis civitatis predicta, et in edificationemsive novam costructionem cujusdam turris ubi magis necessarium erit: quartam vero partem dittorumreddituum deputamus reparationi et fortificationi Castri predicte Iscle quamdiu scilicet Castrum ipsum reparatione,fortificatione indeguerit et non ultra ita quod amministratio multis mercatoribus seu aliis personis sive50

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